A distanza di decenni si restituiscono alla comunità di Castelpoto due siti di rilevanza storico-architettonica e di pregio naturalistico ambientale: il serbatoio idrico di via Diaz realizzato nel 1932, tipico esempio di architettura razionalista degli anni 30 diventa un’area rigenerata al centro del paese e sottratta ad un degrado che è durato per troppo tempo e Sant'Andrea che è un sito di particolare pregio storico che sorge sulle rovine del tempio dedicato alla dea Giunone. Le sue origini sono antichissime come testimonia il recente ritrovamento dell'epigrafe romana.
L’evento di apertura si terrà domenica 31 prossima alle 16 con una cerimonia che vedrà gli interventi del sindaco di Castelpoto, Vito Fusco, del parroco don Luigi Mazzone, dello storico Crescenzo Muccio e Ferdinando Creta - Supporto scientifico e gestionale del Teatro Romano di Benevento.
"Oggi - spiegano dal Comune di Castelpoto - diventa parco urbano dove si può godere di una vista eccezionale, circondati da oltre venti secoli di storia. Un fascino senza tempo che si riconcilia con il nostro passato e ci proietta verso un futuro da costruire insieme. Il desiderio di mons. Laureato Maio e di tantissimi Castelpotani finalmente si è avverato. Riconsegniamo alla comunità un luogo simbolo, suggestivo intimamente legato alla nostra storia millenaria. È certamente un primo passo - annunciano dall'amministrazione -, il sito necessita di ulteriori interventi che saranno successivamente implementati. Questo prezioso lavoro, non costituisce una semplice riqualificazione urbana, ma siamo di fronte a un formidabile “strumento” per conservare e trasmettere il bagaglio sociale e culturale della nostra comunità potenziando il senso di appartenenza. Avrà certamente una significativa valenza turistica, un attrattore su cui costruire percorsi ed itinerari tematici. La sfida è quello di far diventare Castelpoto non solo un luogo di conservazione, ma un centro di innovazione e di sperimentazione di buone pratiche di comunità. Una realtà attiva, proiettata al futuro, che non si rassegna al declino e allo spopolamento, ma che, grazie, a una programmazione strategica condivisa, ambisce a diventare modello dell'abitare del futuro portando con sé le orme degli insegnamenti del passato".