Le richieste di case popolari sono una realtà consolidata e quotidiana con la quale sindaci e amministratori di tutti i comuni italiani devono fare i conti. Si sa anche bene quanto bandi e affidamenti degli alloggi possano pesare sulla bilancia delle campagne elettorali e portare quel tanto di consensi quanto basta per vincere le elezioni. Oggi, siamo invece in periodo di bilanci consuntivi e nei Consigli comunali si discute di uscite ed entrate: sono principalmente quest’ultime il crucifige delle pubbliche amministrazioni, tra liste della massaia e poche idee per dare respiro alle casse comunali.
E in vista dell’imminente assise, ad Apice, il consigliere d’opposizione, Michele Donato Limongelli del Pd «Costretto a passare per l’antipopolare della situazione – commenta – quando la maggioranza ne è a conoscenza», solleva il caso delle case Iacp, «Per le quali la linea tra assistenza e assistenzialismo è molto sottile», e dove «Ci sono diversi situazioni, che andranno chiarite in Consiglio, di famiglie che non pagano un affitto mensile che si aggira tra i 12 e i 20 euro. C’è poi il problema dei condomini, che non esistono, per affrontare aspetti di gestione ordinaria. Servono anche altre idee per incentivare le entrate, è ovvio; il discorso è che siamo cinquemila e ottocento abitanti e la domanda è: su quante persone deve gravare il costo dei servizi?» Insomma va fatta chiarezza e capire quanto si possa parlare di reale disagio e quanto di retaggi del passato, dal momento che un mensile che si aggira tra i 12 e i 20 euro ha tutte le caratteristiche di un pagamento “simbolico”.
«Sono giornaliere le richieste di case popolari da parte dei cittadini. E’ una situazione difficile per la quale ci sentiamo molto spesso impotenti», fu invece il commento del primo cittadino Ida Albanese rilasciato ad Ottopagine. Nel corso dell’anno sono state diverse, inoltre, le segnalazioni da parte della Polizia municipale di alloggi popolari che erano stati regolarmente assegnati a persone che però, attraverso accertamenti, non risultavano abitarvi da diverso tempo. Nel Consiglio inaugurale post elezioni dell’anno scorso, invece, una parte dell’opposizione (Gitto e Genca) non legittimò e riconobbe la riconfermata amministrazione Albanese per via di “voti di scambio avvenuti durante la campagna elettorale”, in cui rientravano anche gli alloggi popolari. In quella sede, Gitto in particolare, dichiarò di essere in possesso di foto e documentazione cartacea con le quali farà un esposto agli organi competenti «per verificare se il voto durante la campagna elettorale sia stato libero e democratico». Dopo le accuse sollevate nel primo Consiglio, furono poi chieste maggiori informazioni all’ufficio Iacp di Benevento, poiché, in effetti, l’assegnazione delle case popolari avvenne pochi giorni prima delle elezioni amministrative: «L’assegnazione è regolare al 99%. Ci sono 78 comuni ed è normale che ci voglia del tempo. La commissione Iacp è presieduta da un ex magistrato in pensione ed è formata dai rappresentanti sindacali inquilini, dallo Iacp, Regione e Comune. Quindi è inutile qualsiasi caccia ai mulini a vento. Le domande pervenute al comune di Apice sono state circa 66. 8 sono state escluse per i seguenti motivi: a due domande mancava il documento di riconoscimento allegato; due casi perché risiedevano e lavoravano fuori; una domanda è giunta fuori termine; in un caso c’è stata un’occupazione abusiva quindi si perde il diritto per le future assegnazioni, mentre altri due casi superavano il limite di reddito previsto dal bando. 2 persone hanno invece firmato rinunciando. Sono stati assegnati fin ora 18 alloggi e si starebbe provvedendo al 19esimo».
Michele Intorcia