Può capitare che, per un mero errore di calcolo della superficie, la propria abitazione assuma le fattezze di una reggia agli occhi dell'ufficio tributi del comune. Un problema non di poco conto quando questa considerazione determina l'entità delle imposte da versare nelle casse del municipio.
Un errore di valutazione, è il caso di dire, che in molti casi può risolversi con la semplice rettifica del dato e la restituzione delle somme incassate. Così come è recentemente accaduto nel comune di San Martino Sannita.
Il protagonista della vicenda è un contribuente residente nella cittadina che dal 2008 al 2012, ha versato una quota Tarsu (la vecchia tassa sui rifiuti) superiore a quella che sarebbe stato tenuto a pagare. Come attestato dagli stessi uffici del comune infatti, dal 2008 al 2010, il calcolo dell'imposta è stato effettuato su 333 metri quadri, 253 metri in più rispetto alle dimensioni effettive del fabbricato che invece si attestava sugli 80 metri quadri.
Differenza che è andata riducendosi dal 2011 al 2012 quando la base considerata per il calcolo da parte della ragioneria del comune era ancora 333 mq mentre l'abitazione era stata estesa a 245 metri quadri.
Accortosi dell'errore, il cittadino ha prontamente presentato istanza di risarcimento al comune che, accertata la fondatezza del reclamo, ha approvato la richiesta di rimborso.
La somma che ora il contribuente si vedrà restituire è di 1933 euro, da cui verranno detratti 342 euro per l'imposta sui rifiuti dovuta per l'anno 2015. Questa volta però, con la certezza che l'imposta è stata effettivamente rapportata alle dimensioni dell'abitazione.
Marianna D'Alessio