Lunedi 4 Maggio si è svolta a Napoli la manifestazione nazionale organizzata dall’ASMEL(Associazione per la sussidiarietà e la modernizzazione degli enti locali), che raggruppa oltre 2200 comuni in tutt’Italia, nell’ambito della Class Action contro l’Associazionismo coatto dei Comuni al di sotto dei cinquemila abitanti. Questa iniziativa è stata realizzata in collaborazione con l’ANPCI l’associazione dei piccoli comuni d’Italia. A questo appuntamento hanno aderito per la precisione 324 Sindaci provenienti da tutta Italia. Diverse fasce tricolori anche della provincia di Benevento. La protesta messa in campo dall’ASMEL è contro la circolare ministeriale del gennaio scorso che ordinava ai prefetti di intervenire sui piccoli comuni che non avevano ancora provveduto ad associare tutti i servizi fondamentali.
Il ricorso presentato dall’ASMEL e sostenuto dall’ANPCI, a cui hanno aderito attraverso Delibere di giunta già 150 comuni del territorio nazionale, pone l’attenzione sull’illegittimità costituzionale della circolare ministeriale che lede il principio di autonomia degli enti locali e il principio di ragionevolezza. Infatti se l’ASMEL uscisse sconfitta dalla sentenza del TAR Lazio, visto l’incompetenza dichiarata dal TAR della Campania, potrebbero essere azzerati non solo i comuni con meno di 5000 abitanti, ma di allargare poi questo provvedimento anche ai comuni sotto i 15.000 abitanti, così come voluto dall’Anci Nazionale, con il rischio che l’autonomia, la storia e la cultura delle piccole comunità verrebbero spazzate via in un sol colpo.
Nel suo intervento a Napoli, la presidente nazionale dell’ANPCI, Franca Biglio Sindaco di Marsaglia, un piccolo centro in provincia di Cuneo, ha detto “non siamo rassegnati, perché rassegnarsi vuol dire essere perdenti. Oggi ringrazio tutti, per il sostegno che date alle nostre iniziative, soprattutto la più importante, questa sull’associazione coatta obbligatoria. Alcuni mesi fa sono stata invitata ad un convegno, a cui era presente l’ex sottosegretario Delrio, il quale diceva: ma voi Sindaci dovete smetterla di essere ancorati al passato perché il cambiamento vi può offrire grandi opportunità, purché le sappiate cogliere. Ma di quale cambiamento parlava Delrio se sotto quell’enunciazione c’è semplicemente solo una violazione delle autonomia, della dignità e della democrazia in questo paese.
Le Unioni non generano risparmio come ha detto anche la Corte dei conti. Poi se solo pensiamo, che la Regione Piemonte ha erogato circa cinquanta milioni di euro per sostenere e favorire almeno una quarantina di “Unione tra comuni” nelle varie zone della Regione, a me viene spontaneo fare una domanda: e su questi sprechi lo Stato non interviene? Non vede che questi sono strumenti fallimentari?
I piccoli comuni sono il vero pilastro della democrazia partecipata, possiamo tranquillamente dire che siamo gli enti che nel nostro paese risparmiano di più ma paradossalmente siamo anche gli enti che vengono più vessati dallo Stato centrale. Infatti anche quest’anno sono arrivati i tagli ai fondi di solidarietà. Quello che non si riesce a capire questi tagli sono avvenuti sulla base di quali criteri? Basti pensare che siamo stati messi al corrente di questa decisione solo prima dell’approvazione dei Consuntivi. La mia non vuole essere una polemica nei confronti dell’Anci nazionale, ma visto come vanno avanti le cose credo in Italia i veri Sindaci siamo noi, fasce tricolori dei piccoli comuni, che quotidianamente guardiamo in faccia i cittadini delle nostre comunità, che viviamo tutti i giorni i tanti problemi della pubblica amministrazione da vicino. Allora diciamo chiaramente che ci sono una serie di contraddizioni nella Circolare ministeriale che vuole organizzare i comuni attraverso una serie di norme astratte. Chi vuole decidere non sa e non conosce ne i territori ne le comunità. Non si vuole tener conto che le realtà comunali sono ben più complesse di quello che si vuole far credere e soprattutto sono le sole realtà più vicine alla gente e che realmente conoscono e affrontano i problemi quotidiani dei cittadini”.
Giuseppe Addabbo