“Alla luce della vendita della piscina comunale, realizzata con fondi pubblici, non possiamo che dedurre che il comune di Pietrelcina sia diventato un'agenzia immobiliare”. E' il duro attacco dell'esponente di opposizione, Leonardo Masone, relativamente alle operazioni di dismissione che hanno interessato la struttura sportiva realizzata qualche anno fa nel territorio comunale.
Masone, riavvolgendo il nastro, ricostruisce una breve cronistoria della vicenda: “Nel 2005 – ricorda l'esponente di opposizione - veniva attivato il bando di gara per la costruzione della piscina comunale con lavori a base d’asta di 1 milione e 50 mila euro.
Inaspettatamente, dopo la realizzazione dell’opera, con altri ulteriori costi supportati dall’ente, è emersa la necessità di darla in gestione o in alternativa di vendere la struttura. Dopo alcuni tentativi il 29 dicembre 2009 il comune di Pietrelcina pubblica l’avviso inerente al 2° esperimento per la vendita al miglior offerente della piscina, comprendenti anche due licenze commerciali con base d’asta per €. 1.467.046,00.
Alla fine di questa fase contrassegnata dai mancati esiti, la società “Minocchia Bruno Srl” sottoscrive in data 23 aprile 2010 l'apposito preliminare di compravendita. Saltando ogni considerazione sul mancato rispetto dei termini di pagamenti richiamati nell’accordo, che ha comportato una confusione enorme nel corso degli anni e soprattutto un ritardo negli incassi, si arriva finalmente al 17 dicembre 2013 giorno della stipula dell’atto di compravendita con il relativo pagamento del prezzo stabilito.
Ciò avviene per la maggior parte (80% circa) a mezzo concessione di mutuo da parte dell’Istituto per il Credito Sportivo (ICS-Cdpp) a favore della Rari Nantes Benevento Società Sportiva Dilettantistica a Responsabilità Limitata, di €.1.245.000,00 restituibile al 5,085% in 20 anni. Mutuo concesso da altro ente di diritto pubblico che non può finanziare enti commerciali a scopo di lucro e pertanto, come riportato in delibera di giunta comunale del 25 giugno 2013, si 'consiglia' alla Minocchia Bruno Srl di trasformarsi in Società Sportiva Dilettantistica.
L'amministrazione prende atto delle modifiche intervenute ed autorizza il funzionario alla stipula dell’atto. Di questi giorni l’incarico all’avvocato Mario Chiusolo (professionista che si è già occupato della questione) per il recupero di circa 81.000,00 euro, quale residuo non pagato, nonostante l’accordo-transazione di vendita intervenuto quasi due anni fa”.
“In sintesi - aggiunge Masone - dopo nove anni di inattività, l'amministrazione con soldi trasferiti dallo Stato realizza l’opera e la vende ad un privato che la paga con soldi concessi da altro ente di diritto pubblico. Il privato avrà 20 anni di tempo per restituirli e nelle more non salda neanche il corrispettivo residuo. E' inevitabile chiedersi perché un bene dei cittadini è stato così svenduto e se questo fallimento si sarebbe potuto evitare con altre proposte giunte dal territorio”.
Marianna D'Alessio