L’antica struttura presente oggi al Cubante, nel comune di Calvi, è considerata, per qualcuno, l’ultima villa di Federico II di Svevia nel sud Italia. Oggi sono cinque i proprietari dell’abitazione signorile, tra questi anche il comune di Calvi. C’è stata anche una causa in tribunale, anni fa, tra la vecchia amministrazione e uno dei possidenti, vinta da quest’ultimo. Attualmente parte del palazzo federiciano è in vendita e sotto il vincolo della Soprintendenza, ma non si riesce a recuperare interamente la struttura, in quanto, perché questo accada, occorrerebbe circa un milione di euro unitamente all’acquisto delle parti….si perché un proprietario vende a 140mila euro, un altro a 10mila (due stanze) e un altro ancora per la considerevole cifra di 400mila euro. Solo il comune di Calvi non vende e la signora Angela Norelli, proprietaria dell’agriturismo all’interno e intervistata da Ottopagine. «Questa struttura è di Federico II - spiega la signora Norelli - perché don Laureato Maio (direttore della Biblioteca Capitolare di Benevento), avendo accesso ai documenti segreti del Vaticano, scoprì le prove tangibili che l’abitazione era stata realizzata da Federico II di Svevia. La lettera vaticana che lo conferma porta l’intestazione Apud Beneventum. Dopodiché Don Laureato si mise alla ricerca di questa possibile struttura nella provincia di Benevento e trovò come unica soluzione questo palazzo, che è quello che si avvicina di più alle dimore abitate da Federico II. Sempre il sacerdote fece ulteriori ricerche, chiedendo il parere di altri esperti. Ora c’è il vincolo della Soprintendenza che l’ha dichiarata abitata da Federico II di Svevia».
Di un palazzo al Cubante di Federico II si parla per la prima volta nel documento vaticano citato da Laureato Maio: «La santa chiesa di Santa Sofia possedeva tutto il Cubante eccetto il palazzo che l’imperatore Federico fece costruire in oltraggio»….ovvero come insulto al papa Gregorio IX con il quale era in conflitto. La struttura fu probabilmente eretta verso il 1229 (o il 1240) quando Federico II ritornò dalla Crociata in Terrasanta.
«Il palazzo è di cinque proprietari in tutto – riprende Norelli - e uno dei problemi fondamentali è proprio quello di mettere d’accordo tante persone per arrivare alla ristrutturazione». Da parte degli altri proprietari c’è interesse a recuperarlo? «Più che interesse mancano i soldi, poiché si parla di cifre piuttosto elevate e, per chi non ha un’idea imprenditoriale, ristrutturare un palazzo così diventerebbe un grosso problema». Quale potrebbe essere la soluzione allora? «Probabilmente quella di mettersi d’accordo facendo intervenire un ente preposto ed esterno, al di sopra delle parti, che ci indirizzi verso una soluzione finale, cercando di salvare una struttura del 1200 e inserirla nei percorsi europei federiciani. Insomma abbiamo questa possibilità di sviluppo sul territorio, potremmo almeno sfruttarla al meglio».
di Michele Intorcia