A Telese Terme incontro con Alberto Di Palma

L'appuntamento promosso dalla Fondazione Gerardino Romano

Telese Terme.  

Mercoledì 2 marzo, alle ore 18.30, la Fondazione Gerardino Romano, presso la sede sociale di Piazzetta Romano 15, Telese Terme, accoglie Alberto Di Palma. All’incontro, coordinato dal professore Felice Casucci, si presenta il libro Respiro, Mediterraneo Edizioni, 2015. “Il far poesia sceglie o scioglie una finzione? Se lo chiede l’autore, disputando con il linguaggio la forza – ove possibile – del comprendere, dell’osservare. Ma vi è un’impellenza in lui, un obbligo, un errore non rimediabile. La memoria è lo scranno dal quale si dettano lezioni, il luogo dell’imparare. Dal mare alla conchiglia che gli è restituita, dal tempo alla sua fatica di vivere, dagli occhi al prodigio dei primi versi, tutto è silenzio, solitudine, estraneità dell’uomo a se stesso, al punto che egli respira perché il mondo respira, e lo riempie, attraverso il tempo, di un destino ineluttabile, spesso drammatico. Ma “c’è uno specchio in ogni casa”, un tema dell’attraversamento, svelato, infranto, dove l’ombra non si riflette. E gocciola la notte, come liquido “rifugio”, depone il suono sordo “in fondo agli occhi”, quando si chiudono… Sepolto il “respiro”, ammutolito il “sonaglio”, divelte le porte dai cardini, l’uomo, oltre la parola che gli torna indietro dalle profondità dell’etere divino, il poeta, richiamato al pieno dovere intimamente suo d’umanità, affonda i piedi in un letto d’aghi di pino, in un manto di “neve del mattino”, guarda gioioso al mulino mosso dal vento che egli ha suscitato dal cuore... Non fugge più l’autore della silloge, torna ad un “corpo senza ossa”, tela capovolta dai colori dell’iride. “Milioni di volumi” si mettono a cantare all’unisono, “calici d’inchiostro” cadono sulle bianche camicie sudate dei versi. Questa volta “l’incanto” non si spezza. Brevissimo dettato dell’aver compiuto “l’amai”. Cosa resta della poesia? Un “relitto troppo leggero” che non tiene il peso neppure di un “naufrago”, la “scia bianca” dell’onda che ne ha ucciso il respiro ma ha trattenuto l’anima. Fino alla “fine” del verso” (tratto dalla Prefazione).

Redazione