Enzo Esposito, sabato al via la mostra ad Arcos

L'appuntamento è curato da Ferdinando Creta e Francesco Tedeschi

Benevento.  

Saranno le opere di Enzo Esposito il prossimo patrimonio da scoprire la museo Arcos di Benevento. L'appuntamento espositivo per la direzione artistica di Ferdinando Creta sarà aperto al pubblico sabato (26 settembre) per mostrare Enzo Esposito, beneventano, uno dei grandi maestri nello scenario artistico nazionale e internazionale, tra i più interessanti interpreti della stagione delle neovanguardie.
Scrive Francesco Tedeschi, nel saggio in catalogo mostra: Quella di cui Enzo Esposito è tra i protagonisti, nello scorcio degli anni Settanta e negli anni Ottanta, è la vicenda di un “ritorno alla pittura” ben rappresentato da chi, come lui, lungo una buona parte dell’ottavo decennio, era stato attratto da altro genere di realizzazioni, tradotte nella oggettualità di teche e raccolte di una strumentazione tecnica di natura apparentemente aggressiva.
Enzo Esposito ha vissuto con intensità e convinzione il passaggio da un'arte di natura analitica a un'arte più aperta a istanze emozionali e ambientali. Le opere esposte a Benevento sintetizzano questa traccia, declinata con avventurose invenzioni linguistiche.

La mostra raccoglie un ciclo di lavori di questi ultimi anni, dalle carte di grandi dimensioni, dove la componente strutturale è forte e la composizione sembra trovare analogie fra l’anatomia e l’architettura, alle grandi tele dove il forte impatto cromatico si dirama nell'ambiente e crea un  inaspettato coinvolgimento fisico emotivo. Esposito ci propone un diverso modo di concepire l'opera, come la grande tavola ellittica la cui forma accentua il dinamismo percettivo del colore contraendo lo spazio in modo diverso, una pittura cioè che diventa “plurima”, dove volume, architettura e colore diventano un'unità articolata e indissolubile che fonde oggettività e rappresentazione. Scrive Francesco Tedeschi: La pittura si fa cosa, presenza, occupa fisicamente il luogo e si manifesta come attuazione di un processo che sembra così risolvere la tensione di Esposito ad andare oltre la superficie, a generare una costruzione che diventa scena, quasi si trattasse di una finzione teatrale.

Madel