E' stato presentato venerdì 12 aprile, al Maxxi di Roma il libro “Senza Limiti – Vita e opera di Antonio Del Donno” di Simona Lombardi edito dalla elKozeh Edizioni in un evento, realizzato in collaborazione con l’archivio dell’Artista curato da Alberto Molinari, moderato dal conduttore televisivo Marco Carrara.
“E' stata – spiega l'organizzazione - una di quelle felici occasioni dove il coinvolgimento e la passione di chi parla si incontra con l’interesse autentico di un pubblico, oltre che numeroso, partecipe e curioso. Una curiosità suscitata anche dal soggetto del libro presentato, un artista molto conosciuto e acclamato all’estero, meno nel suo Paese, ancor meno nella sua città, Benevento.
Nella sua introduzione, il Presidente della Fondazione Maxxi Alessandro Giuli, ha voluto evidenziare la polifonicità del libro, che ospita infatti una varietà di voci sulla vita e sul percorso artistico del “Maestro sannita”, figura complessa ed estremamente contemporanea. Se è vera come è vera, ha detto Giuli, l’affermazione di Picasso “l’arte è una menzogna che serve per raccontare la verità”, l’obiettivo è stato centrato da un artista che ha impiegato la pittura accanto agli oggetti e alla parola per raccontare la sua verità, che è profondamente radicata (nella sua città, nella sua religiosità), ma altrettanto aerea.
Una certa idea di editoria - Non poteva essere più d’accordo l’editore, Jean Pierre el Kozeh, che dopo i ringraziamenti di rito, ha raccontato cosa lo spinge, edizione dopo edizione, a valorizzare con produzioni editoriali di alta qualità - fuori e dentro “le mura” - le eccellenze artistiche, monumentali e culturali beneventane (anche l’imprenditore culturale ed editore, che vive e lavora a Roma, è originario di Benevento n.d.r.). Una città contraddittoria, dalle antiche radici storiche e culturali, che fatica oggi a trovare il posto che invece le spetterebbe nel panorama artistico-culturale. Senza polemiche, con atti concreti, el Kozeh mette il suo impegno nell’invertire questa tendenza, attraverso pubblicazioni autentiche, non necessariamente remunerative, che si augura piuttosto vengano lette soprattutto dalle nuove generazioni. La scelta di pubblicare da ultimo questo volume nasce anche dal riconoscere che Del Donno è fortemente rappresentativo della complessità e contraddittorietà del territorio che esprime e in cui si esprime, un territorio profondamente religioso, come lui, e nel contempo patria di credenze e archetipi folkloristici e antagonisti, come le streghe. Una contraddittorietà che altro non è che quella insita in ciascuno di noi, il che rende il percorso di ricerca di questo artista universale e che giustifica la extra-territorialità della sua fama. “Prodotto editoriale di altissima qualità per l’apporto cromatico, il font, la cura delle immagini scelte” è il volume per Angelo Piero Cappello, direttore generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura. E l’artista che racconta è un artista straordinario, entrato di diritto nella Collezione Farnesina per almeno due ragioni. Per il suo radicamento profondo, che non è solo radicamento alle sue origini cittadine, ma espressione del suo profondo senso di libertà individuale di chi non si piega a mode; e perché come artista che ha attraversato un momento cruciale della storia dell’arte contemporanea senza però precipitare nelle sue correnti, di esse ha tuttavia assimilato materie, caratteristiche e stilemi, che lui ha poi lavorato e congiunto con la parola in una interpretazione libera e totalmente personale. Oggi c’è uno sbilanciamento, ha detto ancora Cappello, verso prodotti estetici, in qualche caso molto validi, ma non portatori di un senso etico molto profondo. Come lo erano quelli di Del Donno.
Da una tesi di laurea al volume presentato al MAXXI: il percorso magico della giovane autrice - Si chiama Simona Lombardi l’autrice della tesi di laurea, che poi grazie ad alcuni successivi e fortunati incontri, ha intercettato un editore che vi ha visto dentro un libro, ed un bel libro. Simona aveva scelto Antonio Del Donno per curiosità, proprio perché ne sapeva poco. Scoprendo via via l’arte e la poetica del Maestro e anche la fortuna di questi all’estero, esposti nei maggiori musi del mondo, come il MoMA di New York. E scoprendo altresì la sua vita, personale e artistica, quasi in sordina nella sua città (che tuttavia è ricolma di sue opere) e nel nostro Paese. Il libro, poi, una volta concretizzatasi la possibilità di realizzarlo, nasce dalla volontà di rendere omaggio all’artista, in un riscatto che renda la sua opera conoscibile ai più.
Fiumi di parole in fiumi di pennellate - Presente all’evento Annarita Del Donno, incappata in autentica commozione alla vista di un filmato, mandato in onda a sorpresa dall’editore, le cui immagini tanto restituivano dell’artista e dell’uomo Antonio Del Donno, suo padre. Un padre la cui figura di uomo non è sta mai disgiunta, ha detto, ai suoi occhi, da quella dell’artista. Il suo candore, la sua timidezza, la sua purezza è tutta nella sua opera: “fiumi di parole in fiumi di pennellate”. Si è detta grata che si possa finalmente mettere ulteriormente ordine scientificamente, con la tesi prima, con il volume poi, a valle del gran lavoro di cui ha ringraziato il curatore dell’archivio Del Donno, Alberto Molinari, nel percorso storico, artistico, culturale di suo padre. Quanto al rapporto tra lui e Benevento, il libro potrebbe rendere giustizia di una certa mancanza d’attenzione verso l’artista da parte della sua città natale. Verso la quale suo padre è stato invece estremamente generoso e prodigo di opere che infatti attraversano diversi luoghi di Benevento. Una città in cui certamente era radicato, ma che non ha trattenuto o mortificato il suo istinto visionario.
Il libro, una bussola di senso - Nella lettura di un critico d’arte come Generoso Bruno, il libro consente di comprendere meglio il rapporto di Antonio Del Donno con l’arte campana, italiana ed internazionale. Un lavoro importante perché fissa il campo di gioco e definisce le regole d’ingaggio per conoscere appieno l’artista. Importante, ha sottolineato, nel volume, anche lo spazio riservato al dato biografico e geografico. Il racconto personale assume rilevanza e così il rapporto con la madre, le bombe a Benevento, i lutti e molto altro diventano – ha detto Bruno – elementi che permettono di decodificare l’artista mettendo a valore i momenti biografici: punti di riferimento per interpretare le grandi opere di Del Donno, una sorta di bussola. E infatti apprendiamo che l’artista conosce e frequenta i critici del tempo, anche se la sua opera finirà al MoMA piuttosto grazie ad un incontro. Sui Vangeli, Bruno sottolinea il salto concettuale operato dall’artista, che riavvolge il nastro e ci riporta direttamente al principio del Verbo. Testimoniano la tensione dell’artista nel relazionarsi al Divino, ci riportano all’essenza, all’elemento primigenio. Quanto al rapporto coi suoi coetanei artisti, lo stesso si sviluppa in un momento in cui l’arte diventa performativa, smaterializzata. Mentre il linguaggio di Del Donno è diverso, affonda le sue radici nel “prima” di quell’epoca. Tutto, concludeva Bruno, testimonia di quella figura complessa che è Antonio Del Donno.
Purezza e incompiutezza tra le parole-chiave del percorso dell’artista e dell’uomo - Dal punto di vista di una curatrice di mostre e critica d’arte come Francesca Barbi Marinetti, non si può prescindere dalla lunga vita di Antonio Del Donno, scomparso con il pennello in mano a 96 anni, e dal lungo rapporto con gli esponenti delle seconde avanguardie, degli anni ’60, ’70, ’80, che il libro restituisce, come ritratto di un mondo che Del Donno attraversa con una timidezza che lo fa definire ‘scorbutico’. I suoi colleghi artisti, nel mentre, andavano avanti e riscuotevano successo diventando più popolari di lui. Perché? Forse, immagina l’esperta, quello che gli interessava era la ricerca della felicità e della purezza e non gli interessava quindi mettersi in gioco nel mercato. Sceglie i Vangeli, infatti, la Parola. Ed è anche l’artista della incompiutezza, che non è solo un aspetto formale, ma tratto della sua poetica. Che si esprime negando i dettami ideologici e di linguaggio. La parola: non solo quella delle Sacre Scritture, ma anche per altri, più leggeri inserimenti. Sempre alla ricerca di autenticità nell’imperfezione.
L’attualità di Del Donno - Concorda Lorella Pagnucco Salvemini, direttore responsabile AW ArtMag, che la contemporaneità di questo artista sta nel suo essere autentico nell’essenzialità della sua opera, nel suo saper togliere e rifuggire da realizzazioni solo gradevoli, preziose. Se l’anima del loro autore è amareggiata, scorbutica ruvida le sue opere la restituiscono, così come la restituiscono quando volitiva e convinta. Si è spesa l’esperta poi sull’importanza dei libri oggi. Pubblicarli, in vesti editoriali così preziose poi, è un atto coraggioso, ma vale la pena perché diventano tracce, granelli, nella grande biblioteca del mondo, ospedali dell’anima.
Antonio Del Donno - Pietra d’inciampo nel panorama artistico del Novecento italiano che, con il suo sguardo prospettico, ha saputo reinterpretare in chiave transavanguardistica le mai risolte contraddizioni del nostro tempo e della nostra civiltà. Nell'equilibrio dinamico del costante conflitto tra sacro e profano, spirituale e terreno, tradizione popolare e dimensione universale che Del Donno sublima, si riconoscono, infatti, le tensioni insolute che, consciamente o meno, in ognuno di noi albergano. Del Donno è, dunque, un figlio di una piccola città di provincia, Benevento, ma con un’anima universale che lo rende artista internazionale dal talento indiscusso, apprezzato dalla critica più qualificata e che non ha (ancora) raggiunto il più ampio pubblico solo per la sua ritrosia al piegarsi a logiche di mercato che non condivideva. Nonostante ciò, il suo percorso artistico ha comunque trovato conferma nei traguardi internazionali della presenza delle sue opere al MoMa di New York ma anche nella sezione d’arte contemporanea dei Musei Vaticani, nella cripta del Museo San Fedele di Milano, nonché negli spazi del Museo Pecci di Prato. L’editore, l’autrice e l’archivista si augurano fortissimamente che questa opera contribuisca a dare meritata luce a questo Artista straordinario”.