I versi di Pedicini disegnano "Il fiume di Eraclito"

Nuova raccolta poetica per l'autrice sannita

Benevento.  

Si intitola “Il fiume di Eraclito” l'ultimo lavoro letterario di Adriana Pedicini. L'autrice sannita, già docente di lettere classiche nei Licei, ha pubblicato il suo nuovo libro, una raccolta di poesie dal tratto intimistico.
L’autrice sannita torna dopo le poesie di “Sazia di luce”, i racconti de “I luoghi della memoria” e i versi di “Noemàtia”.
Il libro è arricchito dalle belle riproduzioni a colori delle opere della pittrice Anna Perrone e può essere acquistato (sia in versione e-book che cartacea) su Amazon o facendone richiesta all'autrice, mentre solo per la versione on line si può fare richiesta alla casa editrice Mnamon cliccando sulla pagina interna "Emozionarsi". A Ottopagine Adriana Pedicini concede un'intervista in cui si racconta, attraverso il suo ultimo lavoro.

Una nuova raccolta di poesie. Come nasce?
"La necessità, in buona sostanza, anche questa volta come negli altri libri, è il primo motore dell’espressione poetica, e, in questo libro, nasce dalla consapevolezza del tempo che scorre veloce spesso senza darci la possibilità di afferrare il presente come vorremmo. E soprattutto del tempo che non ritorna".

Qual è il filo conduttore del lavoro?
"Il fil rouge delle liriche che compongono la raccolta è il Weltshmertz (il soffrire universale) già cantato dai romantici: senza patetismo ma con intensa commozione.
Esso trae origine dalla consapevolezza del mistero che ci circonda, ma anche dall’impotenza di squarciare il velo della non-conoscenza. Da tale buio proviene l’angoscia esistenziale, schiacciata dalla volontà di indagare, di risolvere razionalmente gli interrogativi che ci opprimono. La risposta da taluni è ritenuta impossibile, altre volte una falsa soluzione è prospettata dal possesso dei beni terreni, mezzi per godersi la vita, eludendo il fine ultimo. E il tempo impietoso trascina i suoi passi e non concede tregua. Inseguendo le ombre di sogni impossibili e brancolando tra i tentacoli dei problemi sociali e individuali, l’uomo alla fine solamente si accorge che il suo percorso sta per volgere al termine e spesso capita che non abbia neppure la possibilità di avvedersene, fulminato sul sentiero della vita da avverso destino".

Rispetto alle esperienze precedenti come si inserisce questo lavoro?
"Identico è il lavoro di scavo, la necessità di giungere attraverso l’intuizione e l’emozione ad un livello di consapevolezza che, diventata esperienza, si vuole trasmettere a coloro che avvertano la stessa esigenza di conoscenza. Direi poi che non vi è mai nulla di strettamente personale in un testo poetico. Non è la celebrazione dell’Io, ma la ricerca del Noi".

Cosa vuol dire essere un poeta oggi?
"Oggi sembra farsi ogni giorno più vivo il dibattito sulla poesia e ci si interroga se abbia senso parlarne. Naturalmente bisogna tener presente la sua presenza nel mondo contemporaneo fortemente condizionato o arricchito dalla presenza dei mass media. Da una parte si assiste a un proliferare di prodotti poetici, alcuni frutto di impegno assolutamente cerebrale e di laboratorio, dall’altra non si sa bene quale sia la funzione della poesia, visto che sembra abbia perso il suo ruolo socio-culturale, e la sua funzione etica e critica. Del resto per sua stessa natura la poesia è sempre in fieri".

 

Mariateresa De Lucia