La città di Atlantide. Arte ambientale tra processi di democratizzazione e ornamento urbano offre nuovi contributi allo studio dell’Arte ambientale, soffermandosi sia sui luoghi della contemporaneità che conservano le impronte di processi di democratizzazione dell’arte, sia su quelli segnati dall’omologante autoreferenzialità di una creatività che si fa ornamento, propria dei nostri giorni. Testi e testimonianze dei suoi viaggi, nel tentativo di ritrovare l’uomo in rapporto alle esperienze di un’arte ricca di pensiero e invenzione. “Bignardi – scrive Ugo La Pietra nella prefazione – nel raccontare queste recenti esperienze personali (dal viaggio a Ostenda alle sculture in pietra vulcanica sui pendii del Vesuvio) ci parla di nuove progettazioni e realizzazioni creative nell’urbano e – facendo riferimento a tutte le esperienze, partendo da quelle più entusiastiche ed ingenue degli anni settanta fino alle più recenti – ci invita a cercare e comprendere le differenze tra i ‘monumenti che rappresentano’, i ‘monumenti che celebrano’ (comprendendo qui anche la celebrazione del segno dell’artista) e le opere capaci di trovare una relazione con l’individuo e/o il gruppo sociale”.
Ripensare la città o curarne l’ornamento? È la domanda che Bignardi si pone, tracciando un percorso di scritture che documenta esperienze poco note: dalle sculture accolte nei centri direzionali delle nascenti capitali dell’economia europea – il caso del Plateau du Kirchberg a Lussemburgo – agli interventi di operatività ambientale della Spagna moresca, dal Jardin des Arts della moderna Marrakech, agli “interni” luoghi della memoria mediterranea, all’iperrealismo del Graffiti Writing contemporaneo che ha invaso le periferie italiane, alle sculture sulle spiagge belghe in occasione di “Beufort2018-Art Triennal by the Sea”. È anche l’occasione di un dialogo aperto con alcuni protagonisti della scultura contemporanea sulle prospettive di una rinnovata operatività ambientale e sul destino della città.