L'ospitalità come accoglienza. L'accoglienza come conoscenza del nuovo/diverso. E dunque va da sé che si vira subito verso altre culture. Per lasciarsi incuriosire, conoscerle, apprezzarle.
E' l'ospitalità il fil rouge di Riverberi 2015. Lo aveva spiegato alla presentazione dell'appuntamento il direttore artistico Luca Aquino.
E la contaminazione, serata dopo serata, sta piacevolmente disegnando il festival jazz che, quest'anno, strizza l'occhio anche ad altre declinazioni dell'arte.
L'ospitalità/conoscenza ieri sera ha ipnotizzato il pubblico al concerto di Paolo Angeli. La conoscenza della sua formidabile “chitarra preparata” lascia straniti.
Per questo il musicista sardo, a un tratto, svela i suoi segreti e li condivide con il pubblico. Per gli spettatori dell'affollato giardino di Palazzo Casiello, Angeli “smonta”, pezzo per pezzo, il suo singolare strumento.
Il puntale rubato dal violoncello, i martelletti azionati con i piedi come accade per il pianoforte, i motorini del cellulare per le corde. E il freno delle biciclette. Sì, la chitarra di Paolo Angeli ha tutto questo e altro, ancora.
Oltre al complicato marchingegno che la fa suonare Angeli vi nasconde il tempo e le “crisi” che ci messo a prepararla.
Nota dopo nota, passaggio dopo passaggio, lentamente ecco il risultato di una piccola orchestra suonata da una persona sola.
Di Angeli non affascina, però, solo la musica. La sua personalità, pronta a guardare alle radici ogni volta che si innalza verso il cielo, gli fa regalare preziosi racconti.
Il più affascinante è sicuramente quello in cui ricorda il suo incontro con il mito Pat Metheny che, folgorato come tutti, gli chiede una chitarra gemella alla sua.
E poi la collaborazione, l'amicizia e l'esperienza nel laboratorio del rinomato liutaio bolognese Stanzani.
Chiude con un brano che vuole essere sintesi dello strumento. E' Mascaratu “che – spiega ancora Angeli – è un posto vicino casa mia dove ad ottobre vado a cogliere i porcini. E' lì che spesso incontro Peter Gabriel...”.
Eccola lì, materializzata senza materia, la magia di Riverberi.
Tornando all'ospitalità stasera il festival vivrà il momento forse più emblematico del “tema” al Chiostro di Santa Sofia, con una doppia performance. Si intitola proprio Ospitalità il testo che il paesologo Franco Arminio reciterà per Riverberi, accompagnato dai musicisti Pasquale Pedicini (piano, tastiere e melodica) e Sergio Casale (sax soprano, flauto ed elettronica).
A seguire la straordinaria voce di Maria Pia De Vito e le melodie del piano di Huw Warren in “Dialektos”, una miscela di sonorità brasiliane e napoletane che si contaminano alla perfezione.
Mariateresa De Lucia