La corruzione in Italia è davvero quella rappresentata? Quali sono le conseguenze sulla reputazione e l'economia del Paese?. Sono le domande della ricerca condotta per Eurispes dal magistrato Giovani Tartaglia Polcini, ex pm a Benevento, da qualche anno consigliere giuridico del Ministero degli Affari esteri.
Le sue riflessioni riempiono un libro (“La corruzione tra realtà e rappresentazione. Ovvero: come si può alterare la reputazione di un Paese”) che sarà presentato il 10 gennaio a Roma, a Palazzo Altieri, alla presenza di Federico Cafiero de Raho, procuratore nazionale antimafia ed antiterrorismo, Raffaele Cantone, presidente del'Anac, che ha curato la prefazione, e Gian Maria Fara, presidente Eurispes.
In una nota si legge che “l’Italia è indiscutibilmente caratterizzata da un significativo tasso di corruzione. Tuttavia, dipingere un Paese come corrotto, o anche più corrotto di quanto realmente non sia, può avere effetti diretti e indiretti sull’economia. Per questo, il lavoro di Giovanni Tartaglia Polcini, basato sull’econometria della corruzione, ha come obiettivo quello di verificare la fondatezza del giudizio espresso nei confronti dell’Italia dai più comuni indicatori di natura percettiva diffusi sul piano globale. La corruzione è un fenomeno criminale e sociale di notevoli dimensioni, che affligge in misura diversa i paesi in ogni parte del globo. Già terreno di intervento per strumenti prettamente giuridici, sostanziali, processuali, di cooperazione internazionale e di armonizzazione normativa, è stata oggetto di approcci di natura sociologica e politica, volti a misurarne la portata e l’impatto”.
Dipingere un paese come corrotto o anche più corrotto di quanto realmente non sia, “può avere effetti diretti ed indiretti sull’economia. Peraltro, la costruzione di indicatori validi ed efficaci a rappresentare i molteplici aspetti relativi al fenomeno “corruzione” integra il primo ed essenziale passo verso il controllo, la prevenzione e il contrasto alla stessa. Senza misure accurate e affidabili non solo diventa difficile cogliere l’estensione e l’ordine di randezza del fenomeno, ma anche indirizzare strategie d’intervento istituzionale e politico di contrasto e repressione”.
In questo contesto “si radica il convincimento secondo cui non può misurarsi un fenomeno sociale e criminologico, senza tenere nella dovuta considerazione i mezzi e gli strumenti di prevenzione e contrasto approntati dal sistema ordinamentale. Sarebbe come dire che non può “misurarsi” una malattia senza tener conto del dato scientifico secondo cui gli anticorpi ed i farmaci la slatentizzano portandola alla luce. Laddove invece altrove, in diversi organismi, la malattia resta nascosta e diviene quasi tollerata, senza emergere in tutta la sua virulenza”.
Nel nostro ordinamento “l’indipendenza assoluta dell’Autorità Nazionale Anticorruzione, che si è aggiunta, sul piano preventivo a quella costituzionale della Magistratura (sia inquirente/requirente, sia giudicante) sul piano repressivo, assicura una risposta significativa al fenomeno; dette forti connotazioni devono, di conseguenza, essere considerate parametri decisivi per la misurazione della corruzione. In buona sostanza, la serietà dell’azione italiana di contrasto alla corruzione ha anche l’effetto di disvelare, più che altrove, il fenomeno.Quello che è, indubbiamente un asset del nostro sistema Paese, non può, a fortiori, divenire ragione di stigma per l’Italia".
E ancora: "L’Italia è un paese caratterizzato da un significativo tasso di corruzione: si deve nondimeno sostenere con vigore che il giudizio espresso nei confronti del nostro ambiente legalmente orientato ? a livello internazionale – è spesso ingeneroso, se non a tratti errato con notevoli conseguenze anche sul piano macroeconomico. A ben leggere, vi sono ampi margini di miglioramento per le tecniche di misurazione della corruzione, seriamente in grado di riscrivere le graduatorie più diffuse sul piano globale, con effetti dirompenti sulle stesse economie.
L’ingegneria reputazionale sottesa a determinate misurazioni è, in altri termini, destinata a segnare il passo. È doveroso contribuire all’evoluzione del relativo dibattito scientifico, per favorire una fotografia comparativa della realtà globalizzata più rispondente a dati storici ed effettivi”.