Carla Fracci, l'arte della danza

L'intervista all'ultima diva del balletto

Benevento.  

In prima posizione. Carla Fracci, a 82 anni, è ancora pronta a nuove sfide. Il suo raccontarsi non è mai autocelebrazione ma stupore, incredulità e gratitudine.

Il suo guardarsi indietro è un viaggio sorprendente che la incita al futuro riflesso negli occhi dei giovani con i quali vuole condividere la sua passione, la sua arte: la danza.

«Ho fatto talmente tanto che non ho avuto neanche il tempo di pensare. Ho lavorato moltissimo nelle compagnie più belle, più importanti del mondo con i ballerini più importanti del mondo. E' stato un percorso artistico bello con tanto lavoro. Non ho avuto la bacchetta magica per essere famosa».

Carla Fracci alza eloquentemente la mano sulla sua testa mimando una magia nella terra delle streghe. E rimette immediatamente in asse quella equazione tra sforzi e risultati che è base di una disciplina come la danza, dovrebbe essere regola di vita e invece, nel mondo del tutto e subito, raccoglie polvere e cade nel dimenticatoio soppiantata dalla voracità del successo misurato dai like sui social.

«Certo – continua l'ultima diva del balletto - mi stupisce essere riconosciuta. E' quasi come se fossi un'altra persona. Non realizzo ancora bene, però è bello avere l'affetto e la stima di diverse generazioni. Ho questo riconoscimento, questa gratitudine e mia volta sono gratificata di tutto questo».

Il luccichio nei suoi occhi è emozione che si trasmette. Percepibile distintamente anche nel retroscena del piccolo teatro che ascolterà il racconto della sua vita. Passo dopo passo.

«Sono orgogliosa – prosegue - perché ho portato la danza un po' a tutti. E questo è stato importante per avvicinare il pubblico, aprire le scuole private. Praticamente non esistevano. Ma la cosa più triste – ci confessa con rammarico -, la cosa di cui mi avvilisce anche parlare e che tutte le compagnie di balletto dei teatri in cui ho lavorato continuano a chiudere».

Quello della Fracci è un allarme e al tempo stesso un appello. «Tutta l'azione di promozione della danza, l'avvicinare i giovani, l'energia profusa e la forza per portare il balletto nelle piccole città, nei teatri tenda e nelle piazze così è andata sprecata. Vorrei che si facesse di più per la danza, che le istituzioni facessero di più per la danza». E poi la saggezza di chi sa che “non si arriva mai” di chi riconosce che il futuro è l'oggi.

«Vorrei dirigere una compagnia – ci confessa – o comunque vivere una situazione in cui posso lavorare con i giovani. Ho imparato tanto nella mia vita, dai miei tanti incontri, voglio trasferire ai giovani tutto questo». E ancora la consapevolezza del proprio tempo, la modernità che non è moda ma modo di essere: «Abbiamo tanti talenti... però emigrano perché non c'è abbastanza lavoro. Le accademie di danza richiedono una lunga formazione e prove continue ma danno troppe incertezze, bisogna cominciare a cambiare le cose da lì».

Carla Fracci poi ricorda lo splendido legame che ha con la Campania.

«Napoli, dove ho lavorato, è una città che adoro. Ricevo grande affetto da questa città che ricambio di cuore. Ma sono anche felicissima di essere di ritorno a Benevento dove ho presentato ben tre spettacoli nello splendido Teatro Romano».

E' stata una intensa due giorni, dunque, quella nel Sannio per l'étoile di fama internazionale ospite del centro studi Carmen Castiello per una lezione con le allieve ma anche per intitolare all'ultima diva del balletto una sala e consegnarle un premio alla carriera. Infine si è raccontata al Teatro De Simone, per uno degli appuntamenti della rassegna “Santa Sofia in Santa Sofia”, promossa dall'Accademia di Santa Sofia e diretta da Marcella Parziale. Un racconto, condotto da Elisabetta Testa e condiviso con il marito Beppe Menegatti, tra vita privata e carriera, tra sfide e successi, tra grandi protagonisti e importanti insegnamenti.

Ne ricorda tanti, la signora della danza italiana ma incanta parlando di Rudolf Nureyev e della sua lezione sul coraggio: «In soli cinque giorni quasi mi costrinse ad imparare il difficilissimo 'Schiaccianoci'. Pensavo di non farcela e invece fu un trionfo. Mentre tutti applaudivano mi disse ‘Vedi cosa significa avere coraggio?’».