Quattro vecchi, un maiale e la caccia al tartufo

Vincenzo Cascone, di Sant'Agata dei Goti ha vinto il premio internazionale Mattador.

La sua sceneggiatura è stata scelta tra 187. Ex allievo della scuola Holden ci racconta la sua esperienza. E le sue ambizioni. (Vincenzo Cascone è a sinistra nella foto)

Sant'Agata de Goti.  

di Pasquale Cuomo

«Se non troviamo chi ci finanzia i film, spacciamo tartufi». Da uno scherzo al soggetto giusto per una sceneggiatura vincente il passo è lungo ma non troppo. A raccontarlo è Vincenzo Cascone, 24 anni, di Sant'Agata dei Goti e vincitore del Premio internazionale Mattador insieme al collaboratore Lorenzo Ongaro.

Un bando trovato per caso in rete, poi la vittoria.
Abbiamo parlato di scrittura, di metodo, di ispirazione e di invecchiamento. Sì invecchiamento.

Anziani protagonisti

Sono proprio gli anziani i protagonisti di “Titano” - questo il titolo della sceneggiatura -, e un maiale. Scappati dall'ospizio intraprendono un viaggio dal Piemonte alla Provenza per vendere un tartufo che li renderà ricchi.
«L'idea vuole dimostrare l'importanza della forza del gruppo e della condivisione, che dà valore alle cose anche quando il tempo è passato».
Per scrivere «ci vuole metodo, non basta l'ispirazione». Metodo che Vincenzo ha affinato alla scuola Holden di Alessandro Baricco.

«Alla Holden ho potuto affinare la tecnica. Spesso si pensa allo scrittore come a una figura mitologica che sta ispirato alla scrivania».

Mi fa l'esempio di Nicola Lagioia, vincitore del “Premio Strega” 2015, che per guadagnarsi il premio ha lavorato quattro ore al giorno per quattro anni al suo libro «quelle quattro ore devi farle, ispirato o meno».

Il metodo di Vincenzo e del suo collaboratore è stato fatto di “chiusoni”, lunghe giornate di lavoro, cercando di mettere su carta le idee, provando a immaginare le battute e leggerle ad alta voce.
Passata l'ispirazione comincia la professionalità e quindi anche la concretizzazione. Mettere a frutto quello che si è imparato.

L'ispirazione non basta

«Dopo la Holden – racconta - ho intrapreso due attività: quella autoriale, di sceneggiatore e l'altra di storytelling per le aziende, ovvero spiegare alle aziende come raccontarsi».

Segno, questo, della praticità del mestiere di scrittore, a dispetto di tutte le opinioni e le credenze riguardo questa “creatura mitologica seduta alla scrivania”.

I soldi del premio saranno investiti per la realizzazione del progetto, anche se il sogno di intraprendere lo stesso viaggio dei quattro protagonisti della sceneggiatura è forte, vedere dal vivo i luoghi in cui avvengono le vicende raccontate. Il futuro e il mercato editoriale non spaventano: «L'importante è non farne una questione troppo grande. Non si deve ragionare sul mercato, ma su quello che si sta facendo».

Un modo si trova sempre e per quando saremo vecchi speriamo tutti di poter affrontare un viaggio simile ai protagonisti di “Titano”.