Diritto romano, in città un importante appuntamento

Lunedì e martedì con studiosi di fama internazionale

Benevento.  

Secondo la leggenda Romolo fondò Roma il 21 aprile del 753 a.C. Il colloquio internazionale “Per un’antropologia del diritto romano” si terrà a Benevento lunedì 20 e martedì 21 aprile presso la Sala Convegni del Dipartimento Demm (Piazzetta Vari) dell’Università degli Studi del Sannio, dunque durante il ‘compleanno’ di Roma a 2768 anni dalla fondazione: ab urbe condita.

Il Convegno è organizzato in collaborazione con il Centro di Antropologia del Mondo antico dell’Università di Siena con il patrocinio del Consorzio interuniversitario Gérard Boulvert per lo studio delle civiltà giuridiche europee. Ha inoltre ricevuto il patrocinio del Rotary e della Associazione Anna De Sio che promuove la ricerca umanistica con particolare attenzione alle dinamiche storico-religiose preferibilmente in connessione a profili antropologici, filosofici e socioculturali.

Lunedì 20 aprile alle 15.30 dopo i saluti delle autorità, Filippo De Rossi, rettore dell’Università del Sannio, Giuseppe Marotta, direttore del Dipartimento DEMM dell’Università del Sannio, Felice Casucci, delegato del rettore per le attività culturali, Antonella Tartaglia Polcini, coordinatore del Dottorato “Persona, Mercato, Istituzioni”, sotto la presidenza di Eva Cantarella (Università Statale, Milano) aprirà i lavori scientifici alle 16.00, Bruce Lincoln (University of Chicago – Divinity School) con la relazione Dalla purezza alla giustizia. Il significato del termine iranico affine a ius. Seguirà la relazione di Lauretta Maganzani (Università Cattolica del Sacro Cuore, Milano) dal titolo: Per uno sguardo antropologico del giurista: l’ornatum della città e i catasti di Verona.

Martedì 21 aprile sotto la presidenza di Aldo Mazzacane (Università Federico II, Napoli) apriranno i lavori Graziana Brescia (Università di Foggia) e Mario Lentano (Università di Siena): La norma assente. Storie di adulterio nella declamazione latina. Seguirà la relazione di Aglaia McClintock (Università del Sannio): Fides, Nemesis, Iustitia. Riflessioni sulle dee della giustiziaMaurizio Bettini (Università di Siena) chiude il convegno con la relazione: Ius, fas e mos.

La relazione inaugurale Dalla purezza alla giustizia. Il significato del termine iranico affine a ius sarà tenuta da Bruce Lincoln professore di Storia delle religioni alla University of Chicago; antichista e antropologo di fama, autore fra l’altro di: Death, War and Sacrifice: Studies in Ideology and Practice, 1991; Theorizing Myth: Narrative, Ideology and Scholarship, 1999; Emerging from the Chrysalis: Studies in Rituals of Women's Initiation, 1981 (Diventare dea. I riti di iniziazione femminile, Edizioni di Comunità, Milano 1983). Nel 2000 presso Einaudi è uscito L’autorità. Costruzione e corrosione (“Biblioteca Einaudi”) traduzione di Authorithy. Construction and Corrosion, 1994. Per il suo viaggio in Europa parlerà solo a Cambridge e a Benevento.
Abstract relazione: Sin da quando Adalbert Kuhn nel 1855 introdusse la comparazione, c’è un generale accordo che il latino i?s, l’avestico yaoš, e il vedico yó? siano termini affini. Resta aperta la questione di conciliare la semantica divergente dei termini latini ed indo-iranici, che operano, apparentemente, in sfere del tutto separate: rispettivamente, la giuridica e la religiosa. Per apprezzare meglio la relazione dell’avestico yaožd? con il latino i?s, l’autore ne riconsidera il significato in un contesto zoroastriano, dove i problemi dell’ordine e del disordine, dell’esatta natura della creazione, delle fonti di contaminazione e di pericolo, degli effetti distruttivi del tempo, e delle vicissitudini del corpo umano, erano tutti pensati e inseriti in una cornice religiosa e mitologica.

La relazione conclusiva Ius, fas e mos sarà tenuta da Maurizio Bettini, professore ordinario di Filologia Classica. Autore di saggi di argomento filologico, metrico e linguistico, i suoi interessi vertono soprattutto sulla antropologia del mondo antico, disciplina a cui ha dedicato svariati volumi. I suoi corsi universitari affrontano temi relativi alla cultura greca e Romana la parentela, l’esperienza religiosa antica, la mitologia, la profezia, la magia - sempre in una prospettiva di carattere antropologico. Dal 1992 tiene regolarmente seminari presso il “Department of Classics” della University of California at Berkeley. Presso l’editore Einaudi cura la serie “Mythologica”, presso l’editore Il Mulino è responsabile della collana “Antropologia del Mondo Antico”. Collabora con la pagina culturale de “La Repubblica” ed è autore di romanzi e racconti.

Abstract relazione: In latino esistono tre termini tanto esigui in termini fonetici, quanto poderosi sul piano della loro rilevanza sociale e culturale: rispettivamente ius, fas e mos. Tutti e tre designano una norma di comportamento, una regola alla quale occorre attenersi e che non può essere violata. Ma con quali differenze? Indagare contrastivamente questi tre termini, con gli strumenti della linguistica storica, dell’analisi filologica e di quella antropologica, può permetterci di scendere più in profondità, all’interno della cultura romana, di quanto solitamente non si faccia; e nello stesso tempo ci costringe a tenerci il più possibile vicini al punto di vista dei Romani, privilegiando l’analisi  “emica” sulla prospettiva decisamente “etica” che più frequentemente viene seguita negli studi sulla cultura antica.

Lauretta Maganzani (Università Cattolica del Sacro Cuore, Milano) terrà una relazione dal titolo: Per uno sguardo antropologico del giurista: l’ornatum della città e i catasti di Verona.

Abstract relazione: La relazione si divide in due parti. Nella prima ci si sofferma sulle condizioni che, a parere dell’Autrice, possono rendere proficuo un rapporto fra antropologi e giuristi romanisti per una migliore comprensione del diritto romano e le sue fonti. Si presentano inoltre gli equivoci interpretativi che l’uso di una denominazione unitaria per questo rapporto potrebbe generare fra i cultori di entrambe le discipline. Nella seconda parte, si fa un esempio concreto del modo di intendere questo rapporto da parte dell’Autrice. A tal fine viene presentato un catasto fondiario bronzeo ancora inedito, trovato durante gli scavi del Capitolium di Verona: la prospettiva antropologica si rivela in questo caso di grande aiuto all’indagine storico-giuridica, perché capace di indirizzare il ricercatore verso un’attenzione specifica, ma metodologicamente sorvegliata, al contesto culturale di riferimento.

Aglaia McClintock (Università del Sannio) interverrà su Fides, Nemesis, Iustitia. Riflessioni sulle dee della giustizia. Abstract relazione: Le dee della giustizia occupano un posto di rilievo nei pantheon dell’antico mediterraneo. Raramente esse trasmettono un’idea puramente astratta o sono sconnesse dal mondo giuridico che evocano. Anzi, attraverso l’analisi iconografica e religiosa, è possibile ottenere ulteriori informazioni sul sistema giuridico che rispecchiano e sulle aspettative di ‘giustizia’ di una società determinata. Gli dei che compongono i pantheon dell’antichità assolvono a una serie di funzioni correlate che determinano l’armonia del mondo. La giustizia occupa certamente un posto di rilievo nel pantheon greco. Nella Grecia arcaica Themis, la dea che “convocava l’agorà”, era la madre di Dike, la divinità dell’ordine naturale, mostrando che ordine umano e ordini cosmico andavano di pari passo. In Egitto Maat, era custode di un “ordine sacro senza il quale il mondo non sarebbe nemmeno abitabile e una convivenza pacifica impossibile”. Apparentemente in Roma non sembra esserci una dea analoga, finché non prende forma la Nemesi di età imperiale.

Graziana Brescia (Università di Foggia) e Mario Lentano (Università di Siena) parleranno di Storie di adulterio nella declamazione latina. La norma assente.

Abstract relazione: Nelle declamazioni latine, i casi giuridici fittizi assegnati agli allievi delle scuole di retorica dell'età imperiale e giunti in gran numero sino a noi, le controversie relative ad un adulterio commesso o sospettato costituiscono una quota significativa dei temi di cui abbiamo conoscenza. Il contributo si propone di esaminare tale corpus di testi e in particolare di discutere il loro rapporto con la coeva legislazione augustea in tema di repressione dell'adulterio: una legislazione che i declamatori sembrano del tutto ignorare, postulando un regime giuridico nel quale al marito, contrariamente a quanto previsto dalla norma di Augusto, spetti il diritto di mettere a morte la moglie adultera insieme all'amante, ma con la quale in realtà i retori intessono un dialogo costante.

redazione