Un caso cromosomico, storia di una favola capita tardi

Al Magnifico Visbaal Teatro per la rassegna Sciapò

Benevento.  

“Un caso cromosomico”, scritto, diretto e interpretato da Irene Vecchia, collaborazione artistica di Gyula Molnàr è lo spettacolo in scena stasera alle 21 al Magnifico Visbaal Teatro (Via Cupa Ponticelli– Benevento) per la rassegna “Sciapò: ingresso libero, uscita a cappello”.

Uno spettacolo vincitore del Primo Premio del progetto CantiereIncanti – Rassegna Internazionale di Teatro di Figura nell’ambito dell’iniziativa “Grimmland. Märchenhaft. Da favola!” del Goethe-Institut

La narrazione epica, proprio come un’eredità genetica, si tramanda attraverso l’unicità degli individui, generando delle evoluzioni a spirale. “Un caso cromosomico” è una storia che tratta di eredità genetica, un’indagine sul destino, o un racconto su come il destino si possa modificare.
La vicenda è quella di una giovane donna, alla quale susseguirà un’altra giovane donna, proprio come nelle spirali della narrazione epica, o della genetica.

La storia di una famiglia non è altro che la somma e la moltiplicazione di nonni, genitori e figli, con divisioni e sottrazioni di segreti, cose non dette e non fatte, scelte mancate. Se è vero che quello che si semina si raccoglie, sapendo cosa c’è stato prima si può decidere cosa ci sarà dopo? Nessuno è responsabile per le carte ricevute, tutto dipende da come si sceglie di giocare la partita. Così un errore congenito che si ripete ostinatamente, a volte per errore può anche correggersi. C’è qualcosa di brutale e senza pietà nel libero arbitrio, o meglio c’è una speranza nella predeterminazione.

E poi ci sono favole che si sono sempre raccontate, per insegnare, per divertire, per spaventare; certe favole ci piacciono tanto anche se non sappiamo perché, altre non ci sono mai piaciute. Certe favole si comprendono subito, altre tardi, altri mai.
“Un caso cromosomico” è la storia di una favola capita tardi e di come a volte il vecchio detto “meglio tardi che mai” racchiuda una grande verità.

Mariateresa De Lucia