Peccato non abbia potuto leggere la sentenza delle Sezioni unite. All'avvocato Roberto Di Santo, scomparso a febbraio all'età di 67 anni, avrebbe senz'altro fatto piacere, e non solo sul versante professionale, l'accoglimento di un ricorso presentato alla Cassazione. Uno dei tanti inoltrati alla Suprema Corte, ma che, in quel caso, aveva una valenza del tutto speciale. Perchè chiamava in causa, purtroppo, la malattia con la quale era stato costretto a fare i conti, alla quale aveva poi dovuto soccombere.
Quel giorno – il 7 aprile del 2015 – stava combattendo la sua battaglia per la vita. Per questo, dopo averlo comunicato tempestivamente, non aveva potuto partecipare, per motivi di salute, ad un'udienza in camera di consiglio dinanzi alla Corte di appello di Campobasso. I giudici non avevano accolto la sua istanza di rinvio ed avevano trattato la causa sul presupposto della mancata indicazione delle ragioni che avevano determinato l'impossibilità di nominare un sostituto processuale.
Per la cronaca, avevano ridotto ad 1 anno la condanna a 2 anni e 8 mesi inflitta con rito abbreviato dal gup del Tribunale di Isernia a tre persone, accusate di truffa e spendita di banconote false, assistite dal legale sannita. Che non aveva accettato il no alla sua richiesta di slittamento, e per questo aveva fatto ricorso, eccependo la violazione del diritto di difesa.
Le Sezioni Unite gli hanno dato ragione, con una decisione pubblicata da Guida al diritto de Il Sole 24 ore. La Cassazione ha infatti statuito che il difensore impedito per gravi ragioni di salute o da altro evento non prevedibile o evitabile non ha l'onere di designare un sostituto processuale o indicare le ragioni dell'omessa nomina. E' rilevante nel giudizio camerale di appello l'impedimento del difensore determinato da non prevedibili ragioni di salute. Era legittimo impedimento, dunque: quel processo doveva essere rinviato.
Esp
