Bimba uccisa, un consulente: l'auto di Daniel era nel casale

L'inchiesta sulla fine della piccola di S. Salvatore rinvenuta senza vita in una piscina

San Salvatore Telesino.  

Il risultato sarebbe emerso da una consulenza affidata dalla Procura ad uno specialista del settore. Ha approfondito i dati restituiti dai satelliti attraverso il gps, giungendo alla conclusione che quella sera – lo scorso 19 giugno – l'auto di Daniel si sarebbe trovata all'interno del casale, nel quale sarebbe entrata attraverso un cancello che doveva, dunque, essere rimasto aperto. Un elemento di novità, ovviamente da confermare, nell'inchiesta in corso sulla tragica fine della bimba di 9 annni, rumena, di San Salvatore Telesino, rinvenuta senza vita, morta annegata, nella piscina della struttura ricettiva, quel giorno chiusa.

Ancora attenzione puntata, dunque, sulla Polo del 21enne, connazionale della piccola, indagato per omicidio (in concorso con la sorella Cristina, 29 anni) e violenza sessuale. Quando era stato interrogato, il giovane aveva ricostruito tutti i suoi movimenti, indicando il punto in cui, dopo aver preso la sorella a Telese, aveva fermato a San Salvatore Telesino la vettura per raggiungere l'abitazione di una persona che li aveva invitati a mangiare una fetta di torta. Una indicazione esclusa dagli inquirenti, che, sulla scorta di una serie di accertamenti, avevano ritenuto, invece, che la macchina fosse stata parcheggiata una trentina di metri più avanti, nelle vicinanze del casale. Ora l'ulteriore sviluppo, con la Polo collocata nel perimetro dell'immobile.

Valutazioni alle quali sono pronti ad opporre le proprie gli avvocati Giuseppe Maturo e Salvatore Verrillo, difensori dei due fratelli chiamati in causa per una terribile storia che attende ancora una soluzione. Al centro di un'indagine che deve necessariamente sostanziarsi, per definire il quadro delle possibilità responsabilità, delle definitive argomentazioni dei medici legali che hanno curato l'autopsia, delle analisi dei Ris su alcuni indumenti della vittima, su coperte e copridivani sequestrati nel casale e su un copriletto portato via dall'abitazione nella quale Maria abitava con i genitori, rappresentati dall'avvocato Fabrizio Gallo.

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