Nove testimoni per la tragica fine di Ciccio il parcheggiatore

Filippo Lubrano accusato dell'omicidio preterintenzionale di Francesco Ciervo, 69 anni

Sant'Agata de Goti.  

Sono stati nove – sei del pm Marcella Pizzillo, tre della difesa – i testimoni escussi nel processo a carico di Filippo Lubrano, 33 anni, di San'Agata dei Goti, imputato dell'omicidio preterintenzionale di Francesco Ciervo, 69 anni, anch'egli santagatese, morto il 1 agosto del 2015 all'ospedale di Caserta, dove era ricoverato da due giorni. Lubrano, seduto in aula al fianco degli avvocati Ettore Marcarelli e Antonio Biscardi, a qualche metro di distanza dai familiari della vittima (sono rappresentati come parti civili dall'avvocato Alessandro Della Ratta) è ritenuto l'autore del gesto violento che aveva determinato, a cascata, la fine dell'esistenza di Ciccio il parcheggiatore. Uno schiaffo l'aveva centrato al volto, facendolo finire a terra, dove aveva battuto la testa. Era la sera del 30 luglio. Di qui, aveva accertato l'autopsia curata dal medico legale, la dottoressa Monica Fonzo, un'emorragia cerebrale post traumatica risultata fatale, scatenata dalle “tre fratture nella zona occipitale determinate dall'impatto con l'asfalto”. Tra le persone ascoltate, il luogotenente Antonino Lombardo, comandante della Stazione dei carabinieri di Sant'Agata dei Goti, che ha ripercorso l'attività d'indagine condotta per risalire a Lubrano. Dinanzi alla Corte di Assise (presidente Baglioni, a latere Di Carlo, più i giudici popolari) è comparso anche Pasquale Del Basso, finito nel mirino di una querela presentata da Lubrano, che lo aveva accusato di averlo picchiato. Inevitabile l'avvio di un'indagine nei suoi confronti, che è stata però archiviata. Ecco perchè la sua deposizione è avvenuta senza l'assistenza di un legale. Il 10 ottobre una nuova udienza del processo su una storia che, come più volte ricordato, accusa e difesa ricostruiscono in modo opposto

Secondo il pm Marcella Pizzillo ed i carabinieri, Lubrano è responsabile dei fatti che si erano verificati la sera del 30 luglio nella piazza dell'ex campo sportivo di Sant'Agata dei Goti. Era in corso la festa patronale, tra le 19.45 e le 19.50 Lubrano – secondo quanto riferito, in particolare, da un testimone- aveva avvicinato Ciervo, pretendendo di avere, come parcheggiatore, l'esclusiva nei giorni di festa in un'area di sosta evidentemente appetibile perchè affollata da tante auto.  Il 69enne gli aveva fatto notare che da sempre era lui a lavorare in quell'area, per tutta risposta era stato colpito al volto da uno schiaffo. Era caduto, battendo la testa e riportando un grave trauma cranico che non gli avrebbe dato scampo. Lubrano era poi andato via in bicicletta. Un'altra persona, che non aveva però formalizzato le sue dichiarazioni, aveva sostenuto di averlo successivamente incontrato e picchiato per punirlo di ciò che aveva combinato al povero Francesco.

Il 4 agosto Filippo Lubrano era finito in carcere, tredici giorni dopo il Riesame gli aveva concesso i domiciliari; ora è all'obbligo di dimora. Interrogato dal gip Flavio Cusani, che ne aveva ordinato l'arresto, si era detto completamente estraneo, fornendo una versione diversa da quella prospettata dagli investigatori. A cominciare dagli orari. Aveva affermato di aver assistito, intorno alle 18.30, ad una discussione tra Ciervo ed uno dei testimoni a suo carico, descritto come visibilmente ubriaco. Lui aveva svolto il ruolo di paciere, e quando gli animi si erano finalmente calmati, si era allontanato dalla piazza dell'ex campo sportivo. Un'area – aveva spiegato- sulla quale non voleva imporre la sua volontà; non gli interessava, a differenza di quella di via Annunziata, dove un'ora più tardi era stato picchiato – una circostanza oggetto di una querela - da Del Basso. Che avrebbe agito non per punirlo per qualcosa che non aveva fatto, ma perchè- aveva aggiunto – Lubrano era un teste contro di lui per un litigio in piscina.