Bimba uccisa: l'orrore, i riti collettivi e il nostro impegno

L'indagine sulla tragica fine della piccola di San Salvatore sembra vicina ad una svolta

San Salvatore Telesino.  

Ora che il rito collettivo dell'autoassoluzione si è consumato attraverso la fiaccolata - le fiammelle accese come sublimazione del desiderio di purificazione della coscienza di una comunità nel suo sforzo di estrema solidarietà-; ora che quella bara bianca ha custodito per sempre il corpo di una bimba, segnando una cesura con i giorni precedenti ed anche la speranza di un nuovo corso; ora che le parole – quelle più toccanti e quelle più banali -, amplificate a dismisura, hanno esaurito, in gran parte, la loro forza; ecco, ora che si è compiuto tutto ciò, nessuno può pensare che l'orrore possa essere rubricato come faccenda che riguarda solo Procura e carabinieri. Perchè certe storie, indipendentemente dai luoghi nei quali si verificano, impegnano ciascuno di noi; il nostro livello di di attenzione nei confronti dei più piccoli, dei più indifesi; la nostra sensibilità verso ogni possibile elemento di disagio, ogni accenno di difficoltà. Per provare ad evitare ciò che è accaduto a Maria, che non aveva neanche dieci anni

***

Quella notte, a San Salvatore Telesino, nessuno potrà mai dimenticarla. Diciannove giugno, domenica. Aveva piovuto, i giostrai di piazza Pacelli avevano già spento le luci. Da diciannove minuti l'orologio si era messo alle spalle la ricorrenza di Sant'Anselmo, patrono del paese. Terribile la scena che si era presentata agli occhi della titolare di un pub prima, e dei carabinieri poi. La piccola era immersa, nuda, nell'acqua della piscina di un casale, chiuso, che ospita ricevimenti e matrimoni. I vestiti e le scarpe erano a bordo vasca, l'avevano tirata fuori ma non c'era stato alcunchè da fare. Troppo tardi, purtroppo. Il medico legale, la dottoressa Monica Fonzo, aveva proceduto al sopralluogo, quindi alla visita esterna. Nessun dubbio sulla causa della morte: asfissia da annegamento, Maria non sapeva nuotare. Ma che non fosse rimasta vittima di un incidente, lo si era intuito nell'immediatezza. Ed i sospetti, agghiaccianti, avevano trovato conferma nell'autopsia eseguita dalla stessa specialista con il professore Claudio Buccelli: la bambina, figlia di una coppia di cittadiini rumeni, presentava segni di abusi, anche pregressi. Di qui il via ad un'inchiesta, per omicidio e violenza sessuale, diretta dal Procuratore reggente Giovanni Conzo e dal sostituto Maria Scamarcio, nella quale è chamato in causa, allo stato, solo un 21enne, anch'egli rumeno.

Ascoltato dagli inquirenti in due occasioni, alla presenza del suo difensore, l'avvocato Giuseppe Maturo, il giovane ha ricostruito tutti i suoi movimenti dalla sera del 19 giugno alle 2 del giorno dopo, quando era tornato a casa, dicendosi del tutto estraneo alla terribile sorte di Maria. L'indagine, scandita dall'acquisizione di decine e decine di testimonianze e dai rilievi operati dal Ris, ha via via allargato il suo raggio d'azione, includendo, probabilmente, altre persone. Balordi nelle cui grinfie, sudicie e violente, la bimba potrebbe essere finita. E' davvero così? La sensazione è che il puzzle sia vicino alla definizione, e che al suo completamento manchi soltanto il tassello fondamentale, la 'prova regina'. L'attesa è per le analisi scientifiche e quelle medico legali, i cui risultati potrebbero inchiodare coloro che hanno stroncato brutalmente l'esistenza di Maria. Ed hanno profondamente turbato le nostre.

Esp