Bimba uccisa, un'indagine senza fretta e i silenzi assordanti

Gli inquirenti verificano ed incrociano dichiarazioni, orari e movimenti

San Salvatore Telesino.  

Verificare e incrociare. Incrociare e verificare. Ogni parola. Ogni circostanza. E poi farlo ancora, senza smettere. Provando a ricostruire gli ultimi momenti di vita di Maria, a stabilire la compatibilità degli orari, dei movimenti, dei racconti. Ne sono stati raccolti tanti in questi giorni. Testimonianze una dietro l'altra, alcune ripetute per la necessità di precisare meglio un determinato aspetto. O per permettere agli investigatori, magari, di cogliere una incertezza. Una contraddizione, anche quella che sembra più banale. La svolta può arrivare quando meno te l'aspetti, ma il lavoro non può e non deve lasciarsi in alcun modo condizionare dalla fretta. Non ce ne può essere quando hai da sbrogliare la matassa dell'orrore che qualcuno ha tessuto.

Fortissima l'emozione che la terribile fine della bimba di San Salvatore Telesino ha suscitato. Ha scosso le coscienze assopite all'idea che da queste parti certe cose non potessero mai accadere. Un'ondata emotiva senza precedenti ha investito un'opinione pubblica che ora attende col fiato sospeso di capire. Indipendentemente dalle sirene della spettacolarizzazione – altra cosa rispetto all'esercio del diritto di cronaca - che con il loro trambusto sovrastano tutto. Il loro rumore rimanda a countdown mai iniziati, ad immaginari colpi di scena propinati per l'audience. L'indagine è altra cosa: ha bisogno di riscontri, non di chiacchiere. Si sostanzia soltanto nell'acquisizione di dati che possano essere utili a supportare le ipotesi avanzate, senza scartarne alcuna.

Perchè, a dispetto di ogni certezza spacciata per tale, il quadro va definito compiutamente, e non può essere esclusa la possibilità che se ne presenti un altro, del tutto o in parte diverso da quello fin qui prospettato. La sensazione più diffusa è che in questa maledettissima e agghiacciante storia potrebbe esserci del non detto. Silenzi inquietanti che potrebbe aver generato la paura. La paura di uscire allo scoperto o quella, anch'essa assordante, che copre le responsabilità?

Esp