“Se la Prefettura con una impegnativa dichiarazione già sente di escludere ufficialmente ad indagini in corso la matrice camorristica dell’attentato, occorre dare una accelerata alle indagini per identificare chi impunemente con questi atti allarma la popolazione laboriosa di Airola, sbigottita da un atto intimidatorio gravissimo”. A parlare è il consigliere regionale del Pd, Giulia Abbate che interviene su ciò che sta accadendo nella sua Airola esprimendo nel contempo vicinanza agli agenti di Polizia Municipale di Palazzo Montevergine “già sotto organico ed oberati da molto lavoro ed oggi sotto minaccia di atti intimidatori scellerati”. A qualche giorno di distanza dall'ultimo attentato che ha coinvolto nuovamente un componente della polizia municipale della cittadina caudina ancora non si riesce bene ad intuire che cosa sta realmente accadendo. Decine e decine di auto incendiate negli ultimi mesi, tra cui anche quelle di alcuni vigili. In ultimo, addirittura una bomba dinanzi al portone di un agente. “Una situazione – ha sottolineato l'onorevole Abbate - che sta facendo registrare una evoluzione preoccupante. Che cosa ci dobbiamo aspettare dopo la bomba?”. Un interrogativo inquietante che in queste ore non sta maturando solo nella mente di Abbate, ma bensì della maggior parte dei cittadini di Airola. A questo punto ci si aspetta il “big one”. Sono in molti a pensare che possa arrivare anche se poi, nelle coscienze di tutti, riecheggia quella tranquillità che fino a qualche mese fa si “respirava” ad Airola. “Le dichiarazioni rilasciate dalla Prefettura da un lato ci tranquillizzano – ha tenuto ad evidenziare Giulia Abbate -, ma dall'altro devono spingere tutti (politica, istituzioni, volontariato, associazionismo, agenzie educative) a fare un salto di qualità nella lotta per la legalità, mobilitando le coscienze dei cittadini”. Proprio alle coscienze dei cittadini si è rivolto, nel giorno dell'ultimo attentato, il parroco don Pasquale Gravante che, attraverso Ottopagine, ha lanciato un appello a tutti a non celarsi dietro il muro dell'omertà. “Chi sa parli”. Poche parole pronunciate da padre Pasquale sul nostro quotidiano. Parole cariche di significato che potrebbero portare con ogni probabilità alla soluzione di questo “mistero”. In una piccola comunità come quella di Airola è, infatti, facile immaginare che si sa tutto di tutti. E', dunque, auspicabile un coinvolgimento attivo della popolazione così come è stato chiesto, nei giorni scorsi, anche dalle autorità inquirenti.
Pietro Palazzo