E' rimasto a testa bassa per tutta l'udienza, immerso nei suoi pensieri. Ha ascoltato le parole dei sette carabinieri che si sono avvicendati con le loro deposizioni, Benito Miarelli (avvocati Teodoro Repucci e Nicola Covino), 58 anni, di Pannarano, in carcere dal 4 luglio 2024 con l'accusa di aver ammazzato, soffocandolo prima e decapitandolo poi mentre era a letto, il fratello Annibale, 70 anni, che, dopo la morte della moglie e di un figlio, aveva lasciato Roma e da un anno era tornato a vivere con lui nell'abitazione di famiglia.
Un omicidio terribile, contestato con le aggravanti della crudeltà e della stabile convivenza, che questo pomeriggio è riecheggiato nell'aula di Corte di assise. Un gesto atroce compiuto da un uomo che una consulenza psichiatrica affidata dal pm Maria Capitanio al dottore Alfonso Tramontano ha indicato come capace di intendere e volere al momento del fatto.
Tutto era accaduto nella tarda serata del 3 luglio con modalità horror rispetto alle quali l'allora 57enne aveva fatto riferimento nell'immediatezza ad un ordine ricevuto da Sant'Antonio; poi aveva sostenuto di aver sentito una voce che lo aveva spinto a scagliarsi contro il povero Annibale, staccandogli con un'ascia la testa, appoggiata all'esterno della casa.
Durante l'interrogatorio dinanzi al gip Vincenzo Landolfi, aveva rivendicato la sua convinzione sul fatto che Annibale fosse posseduto dal diavolo, e che l'unica possibilità di allontanare il demonio anche da sè fosse legata al delitto del fratello. Prossimi appuntamenti in un aula il 29 aprile ed il 16 luglio.