Ha ammesso le costituzioni di parte civile, poi il rinvio al 14 aprile, quando le difese dovrebbero avere a disposizione le copie forensi e tutti i dati estrapolati dai telefonini. Si è chiusa così l'udienza a carico di Giovanni Vetrone (avvocati Nico Salomone e Benedetta Masone), 61 anni, all'epoca dei fatti cardiologo dell'ospedale di viale Principe di Napoli, e Antonio Zito (avvocati Umberto Del Basso De Caro e Pietrantonio De Nuzzo), 59 anni, di Pulsano, che hanno chiesto di essere giudicati con rito abbreviato – il gup Roberto Nuzzo si pronuncerà nel prossimo appuntamento in aula - condizionato all'acquisizione di due consulenze (una medico- legale, altra, tecnica, su un cellulare).
Come è ampiamente noto, Vetrone e Zito, che dal 5 marzo hanno lasciato il carcere e sono ora ai domicilliari, sono sttai chiamati in causa dall'indagine del pm Chiara Maria Marcaccio e della guardia di finanza sulle presunte molestie sessuali di cui sarebbero rimaste vittime alcune pazienti del medico durante le visite nell'ambulatorio ospedaliero alla presenza di Zito, che si sarebbe presentato come un suo assistente.
Scene che sarebbero state riprese da un router fisso installato nella sala ambulatoriale e da un cellulare. Un modus operandi di cui avrebbe fatto le spese anche una collega di Vetrone, immortalata in un video, realizzato mentre era in bagno e nella stanza adibita al cambio degli abiti del personale sanitario, che poi sarebbe stato inviato via whatsapp a Zito.
Venticinque le parti offese, molte delle quali - alcune hanno raggoiunto un accordo risarcitorio - si sono costituite parti civili con gli avvocati Antonio Leone, Vincenzo Sguera, Giovanni Pratola, Fabrizio Giordano, Nicola Covino, Cosimo Marcellino, Togo Verrillo, Fabio Russo, Ettore Marcarelli, Carmelo Sandomenico, Antonio Rauzzino, Giovanni Rossi, Alboino Greco.
Tra le parti civili anche il Fatebenefratelli che, attraverso l'avvocato Gerardo Orlando, ha chiesto un risarcimento di 1 milione di euro e una provvisionale di 200mila euro.