Tentato omicidio, una 'colla' su motociclo per impronte. Pm: ecco chi ha sparato

Benevento. Tentato omicidio Taddeo, accertamento tecnico Procura: 4 indagati, nessuna impronta

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Benevento.  

Hanno sistemato il motociclo in una sorta di camera di fumigazione ed hanno diffuso nell'ambiente il cianoacrilato, un composto chimico che, dopo essersi depositato sulle superfici, mette in evidenza l'esistenza di impronte, da rilevare e comparare con quelle degli indagati. E' l'operazione tecnica affidata alla polizia scientifica di Napoli nell'inchiesta della Squadra mobile sul tentato omicidio di Annarita Taddeo, 33 anni, che l'11 novembre 2023 era stata centrata alla fronte da un colpo di pistola, salvandosi per miracolo.

Questa mattina, in Questura, l'accertamento tecnico irripetibile - non ha restituito la presenza di impronte (aggiornamento ore 14.50)- sul mezzo che sarebbe stato adoperato: un appuntamento in vista del quale il procuratore Gianfranco Scarfò ed il sostituto Licia Fabrizi hanno 'avvisato', per permettere loro la nomina di un proprio consulente, quattro persone.

Un atto dal quale è emerso che, dopo il presunto mandante del gesto -, Nicola Fallarino 40 anni, ex compagno della donna, che a febbraio sarà giudicato con rito abbreviato – gli inquirenti ritengono di aver individuato chi avrebbe fatto fuoco: Salvatore G., 37 anni, di Benevento, difeso dall'avvocato Claudio Fusco, al quale avrebbero offerto supporto logistico, Matteo V., 29 anni, di Ceppaloni, Antonio B., 48 anni, e Alessia P., 42 anni, di Benevento, assistiti, nell'ordine, dagli avvocati Marianna Febbraio, Antono Leone e Fabio Ficedolo.

Secondo una prima ricostruzione, uscita di casa con il cane intorno alle 6 per andare al lavoro nel bar che gestiva, l'allora 32enne, rappresentata dall'avvocato Benedetta Masone, si era trovata di fronte, sul pianerottolo, un uomo che, volto coperto da un casco, aveva fatto fuoco con una 6.35 ed aveva spinto la malcapitata all'interno dell'appartamento, sottraendole due telefonini e la somma di 2mila euro che custodiva nella borsa. Poi era fuggito in sella ad un motorino, facendo perdere le sue tracce.

Il motociclo era stato rinvenuto successivamente, abbandonato in strada, mentre una 6.35 era 'saltata fuori', una ventina di giorni fa, da una fossetta fognaria in via Labruzzi, a Capodimonte, ed ora resta da capire se sia la stessa arma. Insomma, un puzzle che, tassello dopo tassello, sembra in via di definizione.