Tentata induzione indebita, condannato funzionario Prefettura. Lavoro estinto

Benevento: 4 anni e 6 mesi a Massimo Auciello, 63 anni, di San Nazzaro

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Benevento.  

E' stato condannato per due tentate induzioni indebite (una di esse era stata contestata come consumata) a dare o promettere utilità ai danni dei gestori di due Centri per l'accoglienza degli stranieri.  Quattro anni e sei mesi: è la condanna decisa dal Tribunale (presidente Pezza, a latere Murgo e Buono) per Massimo Auciello (avvocato Marcello D'Auria), 63 anni, di San Nazzaro, funzionario della Prefettura di Benevento (da tempo opera al Nord), che il 9 dicembre 2020 era stato arrestato da una ordinanza di custodia cautelare ai domiciliari adottata dal gip Gelsomina Palmieri in un'inchiesta del sostituto procuratore Patrizia Filomena Rosa e della Digos.

Il collegio ha anche dichiarato estinto il rapporto di lavoro con l'amministrazione pubblica, per l'imputato, inoltre, l'interdizione perpetua dai pubblici uffici ed il risarcimento dei danni, da liquidarsi in separata sede, in favore di una parte civile rappresentata dall'avvocato Fabrizio Crisci. Accolte del tutto le richieste del pm Licia Fabrizi, disattese quelle della difesa, che si era spesa per dimostrare l'insussistenza delle accuse, non lesinando critiche all'attività investigativa, ed aveva concluso per l'assoluzione, perchè il fatto non sussiste o non costituisce reato, del suo assistito, che, prima della discussione, aveva rilasciato alcune dichiarazioni spontanee per definire infondati i rilievi avanzati nei suoi confronti.

L'indagine era stata avviata dalla denuncia di una delle parti offese, - non si è costituita parte civile- che aveva raccontato che Auciello in un’occasione si sarebbe lamentato di non aver ricevuto alcun regalo, nemmeno un panettone mentre, proprio nel corso di un’ispezione, gli avrebbe riferito che avrebbe potuto stare più tranquillo quando facevano i controlli.

Il titolare della struttura aveva inoltre riferito che successivamente era stato convocato in Prefettura dallo stesso funzionario che, con il pretesto di parlare di lavoro, gli avrebbe chiesto di regalargli un’impastatrice del valore di circa 550 euro. Da qui un lavoro che avrebbe consentito di acquisire una serie di indizi a carico di Auciello, che, per effettuare le sue richieste, avrebbe chiesto spesso incontri “di persona” oppure avrebbe utilizzato utenze telefoniche non a lui immediatamente riconducibili, come cellulari di amici o conoscenti o il centralino della Prefettura.

Secondo gli inquirenti, con il passare del tempo le richieste si sarebbero susseguite con un ritmo sempre più incalzante, fino ad arrivare a chiedere in maniera insistente ed esplicita la consegna in contanti della somma occorrente per l’acquisto dell’impastatrice, con la minaccia di regolarsi di conseguenza se il destinatario non avesse aderito alla stessa richiesta.

A supportare il quadro, poi, l'ulteriore denuncia del gestore di un secondo Cas, che aveva raccontato che il funzionario avrebbe cercato più volte di indurlo a promettergli la consegna di 300 euro per ogni singola fattura che avrebbe dovuto pagare la Prefettura alla sua cooperativa, per un’attività di sanificazione per un valore complessivo di 5.400 euro.

Comparso dinanzi al giudice per l'interrogatorio di garanzia successivo all'arresto, l'allora 59enne aveva precisato che il suo compito era quello di procedere alle visite ispettive: nessuna nel 2020, causa l'emergenza sanitaria, nella struttura il cui titolare l'aveva denunciato, a differenza degli anni precedenti, in cui la commissione di cui fanno parte anche le forze dell'ordine aveva comminato sanzioni a quel Cas. Aveva inoltre sottolineato che non aveva alcun potere particolare, di certo non quello che avrebbe potuto risolvere i problemi dello stesso Centro, al quale non venivano liquidate fatture per centinaia di migliaia di euro per le irregolarità legate al Durc. Ecco perchè lui, che è commercialista, aveva dispensato una serie di consigli al gestore, al di là del suo ruolo al Palazzo del governo.

Un impegno – aveva continuato – che l'interlocutore aveva apprezzato, domandandogli in che modo potesse sdebitarsi e ricevendo, come risposta, a giugno, l'esibizione della foto di una impastatrice da 500 euro. Mai, aveva ribadito Auciello, ho preteso qualcosa lasciando capire che, se non l'avessi avuta, ci sarebbero state conseguenze. Aveva poi aggiunto che a novembre, di fronte al suo atteggiamento dilatorio, e per sondarne l'affidabilità, aveva telefonato al gestore del Centro, dicendogli che doveva coprire un assegno del valore dell'impastatrice. Non era vero perchè, nel frattempo, ne aveva comprato un'altra ad un prezzo minore.

Quanto al titolare del secondo Cas ,aveva affermato che anch'egli vantava fatture non pagate dalla Prefettura per centinaia di migliaio di euro: fatture che, peraltro, erano già scontate da un istituto di credito. Infine, aveva ricordato che in una delle ispezioni, conclusa con alcune sanzioni, sarebbe stato minacciato da qualcuno che l'avrebbe invitato a chiudere un occhio, e di essersi limitato solo a presentare al gestore il responsabile di una ditta di sanificazione.

Dopo undici mesi era tornato in libertà, oggi la definizione del processo di primo grado e la sua condanna.