"Morti e malati, contagio Covid non è certo che sia stato a Villa Margherita"

Benevento. Il Gip archivia il procedimento innescato da sedici parti offese

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Benevento.  

Archiviato dal gip Maria Di Carlo, come aveva chiesto il pm Maria Colucci, il procedimento inescato da sedici parti offese nell'indagine su Villa Margherita, il centro di riabilitazione di Piano Cappelle che nel marzo del 2020, in piena emergenza Covid, era finito alla ribalta delle cronache come presunto focolaio di diffusione del contagio.

Si tratta di persone, non solo di Benevento e della sua provincia che, assistite dagli avvocati Lucia Catalano, Marcello Di Sciafani, Carmelo Sandomenico, Augusto Guerriero, Cinzia Capone, Carmine Mariano, Anna Maria Martone, Lorenzo Montecuollo e Vincenzo Piscitelli, ritengono di aver subito conseguenze da quanto sarebbe successo nel centro alle porte di Benevento.

“La consulenza – scrive il giudice – ha escluso la certezza che il contagio delle persone decedute o affette da lesioni da Covid 19 sia avvenuto all'interno della casa di cura; pertanto,gli eventi infausti non sono riconducibili con elevata certezza alle condotte omissive degli indagati, non ptendosi escludere che i pazienti avessero contratto il virus da fonti diverse”.

La dottoressa Di Carlo sottolinea anche che la mancata autopsia delle vittime determina “il legittimo dubbio dell'esistenza del nesso eziologico assoluto tra il contagio da Covid e la morte. L'infezione da Covdi tanto potrebbe essere l'unica causa del decesso e tanto essere invece mera concausa non suffciiente da sola a determinare il decesso”. Da qui, poiche le indagini svolte “non consentono di formulare, allo stato, una ragionevole previsione di condanna all'esito di un giudizio”, la decisione di archiviare.

Quiello appena ricordato è un troncone di una inchiesta dei carabinieri sfociata nella richiesta di rinvio a giudizio dei vertici di Villa Margherita, del direttore sanitario e del primario del raggruppamento Riabilitazione, Neurologia e Ortopedia, difesi dagli avvocati Luigi Ferrante e Luigi Giuliano, Vincenzo Regardi , Paolo Piccialli e Francesco Carotenuto (per la società). Venticinque le parti offese indicate, le accuse a vario titolo: epidemia colposa, omicidio colposo, lesioni colpose, calunnia.