Una consulenza psichiatrica che accerti la capacità di intendere e di volere al momento del fatto. L'ha disposta il pm Marilia Capitanio, che dirige le indagini dei carabinieri, per Benito Miarelli, 57 anni, di Pannarano, in carcere dal 4 luglio con l'accusa di aver ammazzato, decapitandolo, il fratello Annibale, 70 anni, che, dopo la morte della moglie e di un figlio, aveva lasciato Roma ed era tornato a vivere con lui nell'abitazione di famiglia. Fondamentali le conclusioni dello specialista che visiterà l'indagato, perchè serviranno a stabilire se debba restare dietro le sbarre o in una struttura nella quale possa eseguire un percorso terapeutico.
Un omicidio orribile, compiuto nella tarda serata del 3 luglio con modalità horror rispetto alle quali il 57enne, difeso dall'avvocato Teodoro Reppucci, aveva fatto riferimento nell'immediatezza ad un ordine ricevuto da Sant'Antonio; poi aveva sostenuto di aver sentito una voce che lo aveva spinto a scagliarsi contro il povero Annibale, staccandogli con un'ascia la testa, poi appoggiata all'esterno della casa. Durante l'interrogatorio dinanzi al gip Vincenzo Landolfi, aveva rivendicato la sua convinzione sul fatto che Annibale fosse posseduto dal diavolo, e che l'unica possibilità di allontanare il demonio anche da sè fosse legata al delitto del fratello.
Evidente la condizione di problematicità, anche se, nell'adottare l'ordinanza di custodia cautelare, il Gip aveva precisato che non esistono allo stato elementi da cui desumere che, al momento del fatto, Benito fosse affetto da patologie psichiche di intensità tali da compromettere le sue capacità. Peraltro, aveva aggiunto, nessuno ha riferito di comportamenti violenti, tenuti in precedenza, compatibili con uno squilibrio psichico. Una valutazione fatta sulla scorta di alcune testimonianze che avrebbero descritto Benito spesso ubriaco, ma non in cura per problemi mentali, o con manifestazioni tali da indurre alla preoccupazione.