In quello stabile un altro dramma tanti anni fa: le storie di Benito e Annibale

L'omicidio di Pannarano, la vittima aveva lavorato come portiere di palazzi a Roma

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Pannarano.  

Il ricordo è stato immediato: in quella palazzina Iacp di via Piano, all'ingresso di Pannarano, diventata dalla tarda serata di ieri il teatro dell'orrore, si era già consumato, un bel po' di anni fa, un'altra tragedia familiare, con un figlio che aveva ammazzato la madre a fucilate.

Nel paese a cavallo tra le province di Benevento ed Avellino, ora rimbalzato all'attenzione delle cronache nazionali, si cerca di capire perchè Benito Miarelli, 57 anni, abbia deciso di uccidere il fratello Annibale, 70 anni, recidendogli la testa con un'ascia mentre stava dormendo. Un gesto terrificante che ha sconvolto una comunità. Benito viene descritto come un operaio particolarmente bravo negli interventi di muratura artistica: un lavoro che aveva svolto fino a qualche anno con un fratello, poi andato in pensione, che abita a Cassano Caudino – altri due risiedono invece in Toscana e a Pannarano-.

Da quel momento, usando il suo Apecar, si era invece dedicato a lavoretti saltuari. Aveva abitato da solo nella casa di famiglia fino a quando Annibale aveva smesso di operare come portiere di palazzi a Roma e, dopo la scomparsa della moglie, aveva scelto di rientrare, dalla Capitale, a Pannarano. Che i due litigassero con una certa frequenza, sembra ormai accertato.

Annibale aveva un cane come compagno, pare che negli ultimi tempi fosse diventato particolarmente rigoroso anche per motivi religiosi. Cosa ha scatenato la furia di Benito? Una prima ricostruzione parla di una ennesima discussione, che sembrava essersi sedata. Nessuno immaginava però che il silenzio che aveva rimosso le frasi a voce alta potesse essere seguito da un epilogo così agghiacciante.

Benito avrebbe afferrato un'ascia ed avrebbe colpito Annibale che era a letto, nella sua camera. Una fine atroce, la sua testa trovata all'esterno della casa – un dato che ha alimentato una serie di deduzioni- durante il sopralluogo dei carabinieri, del sostituto procuratore Marilia Capitanio e del medico legale Emilio D'Oro.

L'ho ucciso io, avrebbe detto Benito, in caserma, alla presenza del Pm, dei militari e dell'avvocato Benedetta Masone, legale d'ufficio. Avrebbe anche accennato alla difficile condizione psicofisica in cui si trovava, poi più nulla. Adesso è in una cella del carcere di contrada Capodimonte, in attesa dell'udienza di convalida dell'arresto dinanzi al Gip. Un appuntamento nel corso del quale, se non si avvarrà della facoltà di restare in silenzio, potrebbe fornire la sua versione, spiegare perchè ha combinato un simile disastro, che ha fatto nuovamente ripiombare Pannarano nell'incubo.