Gestione rifiuti in opificio: assoluzioni, prescrizioni e ammenda a 2 imputati

Benevento. Inchiesta ad Apice, la sentenza del processo a carico di tre persone

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Benevento.  

Si è concluso con assoluzioni, prescrizioni e la condanna ad una ammenda di 2mila euro il processo a carico di tre persone chiamate in causa da una inchiesta della forestale che nell'ottobre 2020 era stata scandita dal sequestro, poi annullato dal Riesame, di un opificio ad Apice usato per per la frantumazione e della lavorazione di inerti fluviali e di cava, nonché per il recupero e il trattamento di rifiuti speciali.

Abuso d’ufficio, falso ideologico, realizzazione di opere edilizie in assenza di concessione,illecita gestione di rifiuti di carattere pericoloso e creazione di discarica non autorizzata di rifiuti: queste le accuse contestate a vario titolo ad Agata Pignone, legale rappresentante della società, del padre Michele, procuratore speciale e gestore di fatto, e del responsabile dell'Ufficio tecnico comunale, Stanislao Giardiello, difesi dagli avvocati Nicola D'Archi, Camillo Cancellario, Giulio Penna e Franco Pepe.

L'ammenda è stata comminata solo ai due Pignone per un reato ambientale. Nel mirino una concessione rilasciata nel 1983, ritenuta illegittima. Secondo gli inquirenti, una serie di criticità sarebbero emerse durante i sopralluoghi e poi sarebbero state riscontrate dal consulente del Pm.

Attenzione puntata sulla verifica non solo della regolarità amministrativa della gestione delle acque reflue dei piazzali della società, ma anche della compromissione dell’ambiente fluviale, sino alla verifica dell’esistenza dei titoli autorizzativi”.

Poco dopo mezzogiorno la pronuncia del Tribunale (presidente Pezza,a latere Murgo e Perrotta) per i tre imputati, dei quali il pm Licia Fabrizi aveva chiesto la condanna; in particolare, 2 anni e 4 mesi a Giardiello, 2 anni ai due Pignone.