Tutte assolte, perchè il fatto non sussiste, le dieci persone – una undicesima è nel frattempo deceduta -tirate in ballo dall'inchiesta sull'appalto per la realizzazione di una strada di collegamento, per un importo di circa 4 milioni di euro, tra le aree Pip di Reino, San Marco dei Cavoti e Molinara, interessata dal crollo del ponte sul torrente Tammarecchia e di una parte dell'arteria, off limits alla circolazione. Si tratta di direttori dei lavori, progettisti, collaudatori, dirigenti del Comune di Reino, legali rappresentanti delle imprese esecutrici.
Un quarto d'ora prima delle 15 la lettura della decisione del Tribunale (presidente Fallarino, a latere Telaro e Nuzzo) che ha riguardato Carlo Camilleri, Giuseppe De Rienzo, Matteo Donato Sebastiano, di Benevento, Bruno Borrillo, di Molinara, Donato Antonio Tornesello, Michele Valente, Americo Travaglione, di San Marco dei Cavoti, Pietro Boffa, di Reino, Antonio Chiusolo, Francesco Chiusolo, di Baselice.
Il pm Giulio Barbato aveva chiesto la dichiarazione di prescrizione per una truffa, mentre per una tentata truffa alla Regione aveva proposto la condanna di Boffa a 2 anni e 6 mesi (anche per crollo colposo) e l'assoluzione degli altri.
Infine, aveva chiesto, per crollo colposo, 1 anno e 10 mesi per Camilleri e De Rienzo, 1 anno e 8 mesi per Borrillo e Tornesello, 1 anno e 5 mesi per Antonio Chiusolo, 1 anno e 2 mesi per Francesco Chiusolo, Travaglione e Sebastiano. Si tratta delle uniche imputazioni rimaste in piedi dopo la dichiarazione di prevenzione delle altre cinque avvenuta due anni fa.
Il collegio giudicante ha invece accolto le conclusioni della difesa, rappresentata dagli avvocati Angelo Leone, Roberto Prozzo, Luigi Diego Perifano, Guido Principe e Fabrizio Federici.
Per le parti civili gli avvocati Viviana Olivieri (Comuni di Reino e Molinara) e Camillo Cancellario (Comune di San Marco dei Cavoti).
Nel mirino degli inquirenti era finito l'intervento di costruzione della strada che non sarebbe stato eseguito a regola d'arte, e rispetto al quale non sarebbero stati operati i necessari accertamenti sullo stato dei terreni sui quali era stato edificato il viadotto.
L'indagine era stata scandita, nel febbraio 2020, dal sequestro del ponte, chiuso da anni, e di una rata di circa 200mila euro che la Regione deve erogare, ma non dei beni degli imputati. Un provvedimento ordinato dal Riesame, nuovamente interpellato dopo la decisione con la quale la Cassazione, accogliendo il ricorso della Procura di Benevento, aveva annullato con rinvio la sentenza dello stesso Riesame, che nel luglio 2019 aveva confermato il no del gip Maria Ilaria Romano, appunto, ai sequestri.