Due storie di maltrattamenti, e non solo. Per entrambe è stato disposto il giudizio immediato, che sarà celebrato se le difese non ricorreranno a riti alternativi. La prima arriva da Benevento e il 30 maggio approderà dinanzi al Tribunale collegiale: riguarda un 44enne, attualmente ai domiciliari, al quale il pm Chiara Maria Marcaccio ha contestato, oltre che i maltrattamenti, l'estorsione alla madre.
Difeso dall'avvocato Antonio Leone, l'uomo è finito al centro di una inchiesta avviata dai carabinieri nello scorso settembre, dopo la denuncia presentata dalla mamma. Lei aveva raccontato che il figlio, dopo la conclusione della convivenza con una donna, era tornato a casa dai genitori, diventati il bersaglio di comportamenti aggressivi e e violenti con i quali avrebbe sfogato la sua frustrazione per la fine della relazione. Oltre ad offenderli pesantemente, se la sarebbe presa, in particolare, con lei, attribuendole la colpa dell'interruzione del rapporto sentimentale.
E quando, in una occasione, il padre era corso in aiuto della malcapitata, lui l'avrebbe aggredito, cercando di colpirlo con uno sgabello. Inoltre, avrebbe concentrato la sua rabbia sui vetri delle porte ed i mobili dell'appartamento, danneggiandoli. Infine, dopo averle rivolto espressioni irripetibili ed aver lanciato una sedia verso lo scolapiatti della cucina, mandando in frantumi piatti e bicchieri, avrebbe costretto la poverina a consegnargli la somma di 20 euro.
L'altra vicenda, dal 3 giugno di competenza del giudice monocratico, chiama invece in causa un 43enne di Castelvenere che da metà marzo è in carcere dopo che la misura gli è stata aggravata. Per lui gli addebiti di stalking, resistenza a pubblico ufficiale e maltrattamenti ai danni della donna con la quale da un annetto aveva stretto una relazione, poi terminata.
Secondo gli inquirenti, lui, difeso dagli avvocati Massimo Scetta ed Antonio Leone, l'avrebbe pesantemente offesa e minacciata: l'avrebbe fatta inginocchiare e le avrebbe puntato un'arma alla tempia. La malcapitata, assistita dall'avvocato Gabriele Nuzzi, sarebbe stata inseguita e pedinata, ne sarebbero stati controllati gli spostamenti, anche attraverso un dispositivo di localizzazione rinvenuto in un'auto, ed il cellulare con i relativi contatti.
Infine, quando lei si era rivolta ai carabinieri per denunciare ciò che sarebbe stata costretta a subire, lui l'avrebbe inseguita ed avrebbe cercato di speronare l'auto di servizio dei militari mentre stavano accompagnando a casa la donna.