Violenza sulle donne, l'appello: l'unica salvezza è denunciare

Il sostituto procuratore Olimpia Anzalone: Esistono mezzi e strutture idonee per aiutare le vittime

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In Prefettura il secondo incontro formativo del “Corso di Alta formazione sulla violenza domestica, di genere e contro le vittime vulnerabili promosso dalla Procura della Repubblica di Benevento

Benevento.  

“Denunciare per salvare se stesse dalle violenze anche per salvare i propri figli. Esistono centri antiviolenza, strutture idonee ed apposite misure per aiutare le vittime anche a superare le difficoltà economiche che si troverebbero ad affrontare denunciando”.

Così il sostituto procuratore Olimpia Anzalone, in servizio prsso la Procura di Benevento, che questo pomeriggio si soffermerà sui rapporti tra la Procura e l’intero sistema antiviolenza durante il secondo incontro formativo del “Corso di Alta formazione sulla violenza domestica, di genere e contro le vittime vulnerabili promosso dalla Procura della Repubblica di Benevento e dagli enti del “Tavolo interistituzionale per la tutela delle vittime vulnerabili e di violenza di genere” in collaborazione con il progetto "Luana. Prevenzione della violenza e Empowerment" – coordinato dalla Coop EVA e sostenuto da Fondazione con il Sud.

“Il problema della violenza sulle donne non può che essere affrontata in maniera sinergica – ha rimarcato la dottoressa Anzalone -. C'è bisogno di fare rete tra i vari attori chiamati ad aiutare le vittime e la Procura di Benevento rappresenta un collegamento tra gli attori coinvolti ed ha diramato linee operative per dare strumenti concreti”.

Ancora tanti i casi in cui le donne preferiscono non denunciare, o meglio non hanno il coraggio di farlo: “Sia a volte per sfiducia nelle istituzioni, che invece a partire dalla Magistratura e dalle Forze dell'ordine – ha rimarcato il sostituto procuratore Olimpia Anzalone - fanno del tutto per aiutare le vittime di violenza, che per motivi economici e per salvare l'unità familiare pensando così di aiutare i figli, per salvare la famiglia. Ma queste non sono le soluzioni. Bisogna uscire dal tunnel della violenza. Esistono le case famiglia, i centri antiviolenza per un sostegno sia giuridico che economico”.

L'incontro di questo pomeriggio in Prefettura - presente il prefetto Carlo Torlontano -, aperto dal procuratore Capo Aldo Policastro, ha avuto al centro il “Sistema antiviolenza ed è stato coordinato coordinato da Carmen Festa, psicologa cooperativa Eva: “Unire ancora di più la rete territoriale. Siamo qui anche per un aggiornamento costante e continuo e sopratutto per imparare a leggere il fenomeno della violenza di genere. Di qui la necessità con la Procura di organizzare una formazione congiunta per poi condividere anche l'operatività dell'azione da mettere in campo contro la violenza di genere”.

“Fondamentale è l'ascolto attivo” è invece il monito che ha lanciato don Salvatore Soreca, docente di pedagogia presso l’Istituto di scienze religiose di Benevento e parroco di San Giorgio del Sannio, che si è soffermato sull’importanza dell’ascolto attivo, anche per un adeguato riconoscimento della violenza, l’attivazione della rete di protezione e l’invio delle donne ai servizi preposti. Un ascolto – ha poi concluso don Salvatore Soreca - che non è solo indicare una strada da percorrere ma prendersi carico di quella sofferenza e camminare insieme in un percorso terapeutico di rinascita”.

A seguire gli interventi di Lella Palladino, sociologa coop EVA e Giulia Nanni, operatrice antiviolenza e assistente sociale specialista Casa delle donne di Bologna, che si sono soffermate sulla dinamica e gli esiti della violenza, il sistema di accoglienza e l’empowerment delle donne. Al termine dei lavori, riunione operativa per definire con i docenti i contenuti e le modalità con cui si svolgeranno i laboratori con le tre scuole che hanno aderito all’iniziativa, ITI Lucarelli, Liceo La Salle, IS Guacci. Tanti – 230 – gli iscritti al corso “a dimostrazione – ha spiegato il procuratore capo Aldo Policastro - dell’interesse che suscita la tematica tra tutti gli operatori e la opportunità di una formazione mirata e che coinvolga tutte le professionalità coinvolte nella gestione dei casi di violenza di genere e domestica”.