AGGIORNAMENTO 14 DICEMBRE
Si è avvalso della facoltà di non rispondere al gip Maria Di Carlo, il 47enne di San Giorgio La Molara sottoposto al divieto di dimora per le ipotesi di reato di maltrattamenti in famiglia e rapina aggravata ai danni della moglie. Il suo difensore, l'avvocato Fabio Russo, ha chiesto la revoca della misura, il giudice si pronuncerà dopo il parere del Pm.
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Non potrà dimorare a San Giorgio la Molara. Questa la misura cautelare disposta dal Gip del Tribunale di Benevento su richiesta della Procura e notificata dai carabinieri per un 47enne del posto - è difeso dall'avvocato Fabio Russo - gravemente indiziato dei reati di maltrattamenti in famiglia e rapina aggravata nei confronti della moglie. Le indagini erano state avviate dopo una segnalazione della moglie in occasione di una violenta lite domestica. Una situazione insostenibile per la malcapitata che aveva poi deciso di denunciare gli episodi che sarebbero scaturiti per motivi di gelosia.
Dalle indagini è emerso che l'indagato “si imponeva in maniera morbosa e violenza in ogni momento della sua vita quotidiana, controllando i suoi orari di uscita e rientro dall’abitazione domestica, il suo cellulare, ogni suo spostamento e reagendo in maniera collerica e violenta a ogni tentativo di dialogo da parte della donna”.
Episodi avvenuti anche in presenza dei figli della coppia, poco più che maggiorenni e anche loro costretti a vivere in un ambiente domestico caratterizzato da abituale violenza fisica e morale.
In particolare, in una occasione e sempre a causa della sua forte gelosia “l’uomo aveva strappato di mano il telefono alla moglie e lo aveva distrutto in mille pezzi, così spaventando enormemente tutto il nucleo familiare, sopraffatto dalle sue reazioni spropositate e violente. Di qui il provvedimento applicativo della misura cautelare del divieto di dimora nel comune di San Giorgio La Molara, misura ritenuta proporzionata alla gravità della condotta nonché idonea a prevenire il rischio di reiterazione della stessa a carico dell’indagato che da lunga data costringeva la propria coniuge e l’intera famiglia a vivere in uno stato di soggezione e paura quotidiana”.