AGGIORNAMENTO 13 DICEMBRE
Atti al Pm per il mancato interrogatorio chiesto dall'indagato dopo la conclusione dell'inchiesta. Una nullità eccepita dalla difesa, e accolta dal gup Loredana Camerlengo, di un 57enne di Torrecuso – è assistito dall'avvocato Angelo Leone - gestore di un bar nel centro di Benevento, accusato di aver costretto a subire atti sessuali, palpeggiandola, una ventenne che lavorava per lui in nero, parte civile con l'avvocato Vincenzo Sguera.
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E' slittata al 13 dicembre l'udienza preliminare a carico di un 57enne di Torrecuso – è difeso dall'avvocato Angelo Leone - gestore di un bar nel centro di Benevento, accusato di aver costretto a subire atti sessuali, palpeggiandola, una ventenne che lavorava per lui in nero, parte civile con l'avvocato Vincenzo Sguera.
L'indagine del pm Maria Colucci e della Squadra mobile era rimbalzata all'onore delle cronache il 2 giugno del 2021, quando l'uomo era stato sottoposto agli arresti domiciliari con una ordinanza del gip Maria Di Carlo che il Riesame aveva però annullato, rimettendolo in libertà e mettendo in dubbio l'attendibilità della ragazza.
Come più volte ricordato, i fatti risalgono al 4 maggio dello stesso anno. Secondo gli inquirenti, supportati dalle immagini di una telecamera interna che riprende l'ingresso della cucina, l'allora 55enne avrebbe allungato le mani nel locale in cui la giovane stava cuocendo i cornetti, dopo averle dato il compenso settimanale. L'aveva raggiunta, poi era andato a chiudere la porta dell'attività commerciale
Era tornato da lei che, secondo l'impostazione accusatoria, aveva subito un ulteriore assalto. A distanza di alcuni minuti, la ventenne era uscita e con una pulsantiera aveva azionato elettricamente la serranda del bar, che si era alzata. “Evita di mostrare il suo stato di disagio e paura” ai clienti sopraggiunti, poi era scoppiata in lacrime all'arrivo di una collega. Aveva chiamato i familiari, il fidanzato, quindi il 55enne, con il quale si era appartata per un colloquio registrato con il cellulare.”Mi vuoi perdonare... mi metti in mezzo alla strada.. te lo giuro con tutto il cuore...”, l'avrebbe implorata lui.
Del tutto opposta la ricostruzione offerta dall'uomo durante l'interrogatorio di garanzia. Aveva sostenuto di non aver abusato della ragazza, definita consenziente, aveva spiegato che il contatto nel cucinino sarebbe stato l'epilogo di presunti ammiccamenti tra i due. La conferma, a suo dire, arriverebbe dai fotogrammi, dai quali emergerebbe che la ventenne, indicata come sorridente allorchè lui si era allontanato per chiudere la porta del bar, gli avrebbe stretto un braccio al collo quando era tornato.
I due sarebbero rimasti insieme per oltre venti minuti: un arco temporale nel corso del quale non sarebbero state udite urla o rumori, neanche da un operaio impegnato in un intervento di cablaggio all'interno del cinema San Marco, al quale si accede, dal bar, attraverso una porta di emergenza che sorge nelle vicinanze della cucina.
Quanto alle frasi ( “Mi vuoi perdonare... mi metti in mezzo alla strada.. te lo giuro con tutto il cuore...”), il 55enne aveva affermato di averle pronunciate quando il fidanzato gli aveva telefonato e l'aveva accusato di aver messo le mani addosso alla compagna. Alla quale lui si sarebbe rivolto, dunque, dicendosi pronto a scusarsi in ginocchio per aver frainteso il suo comportamento. Infine, rispetto al motivo per il quale lei l'aveva denunciato, l'uomo aveva avanzato l'ipotesi che potrebbe essersi risentita dopo il rifiuto a concederle un aumento, che avrebbe giustificato con l'intenzione di valutare una sua assunzione.