Appalti, altri 10 indagati tra città, Torrecuso, Campoli, Montesarchio, Limatola

L'inchiesta che ha portato a due arresti e ad un obbligo di firma. Caporaso sospeso da sindaco

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Benevento.  

Oltre a Caporaso, che in serata il prefetto Torlontano ha sospeso dalla carica di sindaco, Panella e Pagnozzi, nell'ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip Gelsomina Palmieri, su richiesta del procuratore Aldo Policastro e del sostituto Maria Colucci, compaiono altre dieci persone nei confronti delle quali non è stata applicata alcuna misura.

Si tratta di F. T., 46 anni, di Tocco Caudio, N.M., una 44enne di Torrecuso. M. L. D. G., una 55enne di Campoli, S. T., 44 anni, di Benevento, D.D.A., 53 anni, di Limatola, A. P., 56 anni, di Montesarchio, P.C., 38 anni, di Napoli, C. D. I., 50 anni, di Montesarchio, E. P., 47 anni, di Montesarchio, e C. P. una 71enne di Montesarchio. Tre le gare di appalto a Tocco Caudio che sarebbero state turbtate, sulle quali è stata centrata la lente investigativa, tutte aggiudicate tra gennaio ed agosto del 2022. La prima è relativa ai lavori di messa in sicurezza della strada “Fosso dei morti – Cesche dei corvi- Sorgente poveromo- Acquasanta- Le Martine, andata per un importo di 502mila euro all'impresa di un familiare di un consigliere eletto nella lista del sindaco Caporaso. Chiama in causa Caporaso, Pagnozzi ed F.T.

L'altra procedura nel mirino è quella per l'affidamento del servizio di accoglienza integrata per minori stranieri non accompagnati aggiudicata ad una cooperativa sociale di Napoli (327mila euro) per una difficoltà tecnica – sostiene l'accusa – riscontrata dall'Ati promossa da Caporaso nell'inserimento della domanda al sistema Mepa. Un capitolo per il quale vengono tirati in ballo, in concorso con il sindaco, N. M., M. L. D. G, S. T. e D. D. A.

L'elenco si chiude con il servizio di raccolta, trasporto e smaltimento dei rifiuti, affidato alla Ecologia Panella, di cui Nicola Panella è ritenuto il dominus. Coinvolti, oltre a Caporaso e Panella, A. P., C. P. E. P.. Lo stesso Panella, infine, è chiamato in causa per una ipotesi di trasferimento fittizio a due persone delle quote di una società immobiliare avente come unico bene patrimoniale un opificio.

L'escussione di persone informate dei fatti, le intercettazioni telefoniche ed ambientali e le immagini del sistema di videosorveglianza di un bar sono alla base di una inchiesta che ha indotto la Procura a chiedere ed ottenere le misure cautelari, adottate sul presupposto del pericoclo di reiterazione del reato.

Secondo il Gip, le vicende al centro dell'attività investigativa non possono essere definite occasionali in considerazione delle modalità risolute e disinvolte di perpetrazione delle condotte. Attenzione puntata sulla figura di Nicola Panella, che “pone in essere l'attività imprenditoriale cercando di non apparire o porsi in evidenza in alcun modo, in quanto da un lato il denaro inizialmente utilizzato per strutturare gli affari è – scrive il giudice – di sicura provenienze illecita; dall'altro, essendo già stato sottoposto alle stesse, è ben conscio che i suoi trascorsi potrebbero incidere sulle sue attività attraverso misure di prevenzione”.