Il movente? Una sorta di vendetta dopo il licenziamento e una causa di lavoro persa con l'impresa di cui era dipendente. Ecco perchè si sarebbe reso responsabile di comportamenti che sono costati a lui e a suo suocero una indagine della Procura di Napoli, competente per il reato principale contestato (accesso abusivo a sistemza informatico), e della polizia postale, ed il rinvio a giudizio dinanzi al giudice Graziamaria Monaco.
E' lei che dovrà decidere su un 45enne ed un 76enne di Benevento, chiamati in causa per fatti che si sarebbero svolti tra il 2015 e l'ottobre del 2016. Un lasso di tempo nel corso del quale il 45enne, utilizzando fraudolentemente le credenziali di accesso della posta elettronica certificata della società per cui lavorava, si sarebbe introdotto nella casella Pec, attraverso il sistema informativo legato all'utenza telefonica del suocero, ed avrebbe preso visione della corrispondenza digitale dell'impresa, di cui avrebbe divulgato il contenuto.
Inoltre, avrebbe costruito e diffuso messaggi apparentemente provenienti dalla società nei quali l'amministratore si sarebbe autodenunciato rispetto a condotte fiscalmente e penalmente illecite con la complicità del suo legale. Da qui anche gli addebiti di calunnia e diffamazione, perchè, attraverso una serie di mail inviate alla Procura, alla polizia giudiziaria, ad enti pubblici e testate giornalistiche, avrebbe denunciato illeciti fiscali, grande evasione e truffa sui rimborsi accise.
In questo modo avrebbe offeso l'onore del rappresentante dell'impresa, accusando lui ed il suo avvocato di reati tributari, di truffa allo Stato e frode, sapendoli innocenti.
Gli imputati sono difesi dall'avvocato Andrea De Longis, le parti offese dall'avvocato Marianna Cocca.