Il lido, la spiaggia, la cabina e il profumo irresistibile che usciva dal frigo

Pensieri in libertà

il lido la spiaggia la cabina e il profumo irresistibile che usciva dal frigo
Benevento.  

Non è colpa dell'età che avanza, né della nostalgia canaglia. E' che certe cose non si dimenticano perché ti restano appiccicate addosso e non ti lasciano più.

All'epoca abitavamo a Salerno, una città bellissima. Avevamo il mare a meno di un chilometro, ma per le vacanze estive i miei genitori sceglievano quello di Pontecagnano. Terminata la scuola, prendevano in fitto cabina, ombrellone e sdraio in un lido frequentato per lungo tempo. Mio padre, che doveva lavorare, ci accompagnava ogni mattina e tornava a riprenderci nel tardo pomeriggio.

Me lo ricordo, eccome, quello stabilimento balneare. Il banco del bar, il juke box, il flipper, le sedie di ferro, rivestite da tubolari di plastica sulla seduta e lo schienale, che segnavano le gambe se ci rimanevi adagiato per un po', e quella trappola infernale mangiasoldi che distribuiva caramelle. In quell'apparecchio ne ho infilate di monete dopo averle chieste, muovendola a pietà, a chi doveva darmele.

L'odore dei cornetti e delle ciambelle con lo zucchero, appena sfornati, era inebriante. Impossibile resistere anche se, prima di uscire di casa, io e le mie due sorelle avevamo fatto colazione. D'accordo, le compriamo per lo spuntino, se invece le mangiate adesso il momento del bagno si allontana, ci spiegava nostra madre. Che, mentre azzannavamo quelle delizie, fissava l'orologio e ci avvertiva che saremmo entrati in acqua non prima di due ore.

Le cabine di legno sembravano palafitte infilate nella sabbia a qualche metro di altezza: ci si spogliava all'interno, custodivano i giochi che avremmo usato e, soprattutto, il frigo portatile con le pietanze cucinate per il pranzo. Il pallone, gli schizzi dispettosi, le risate frammiste ai rimproveri, le chiacchiere tra gli adulti, la fuga per non cambiare, avvolti da un asciugamano, il costume bagnato sotto gli occhi di tutti.

La mattinata filava via così, mentre gli altoparlanti diffondevano nell'aria le canzoni che andavano di moda in quegli anni. Intorno alle 13, poi, calava improvvisamente il silenzio: ognuno raggiungeva la propria cabina per il rito della 'pappa'. Un tavolino di legno serviva come base di appoggio, qualche sediolina pieghevole era riservata ai più grandi. Veniva aperta e piazzata lungo la passerella solo quando si era sicuri che non ostacolasse il passaggio.

Tutti insieme e felici, in attesa di quelle leccornie che, preparate all'alba dall'amore per i figli, venivano prelevate. Da quella borsa usciva un profumo che non ho più sentito. E non perché il cibo mangiato successivamente non fosse gustoso, anzi, ma perché quello aveva un sapore speciale, unico, inconfondibile. Era donato da mani che non è possibile più stringere, perciò è diventato il più buono di sempre.