“In ultima analisi, una differente condotta diagnostica dei medici del Penitenziario di Benevento che prestarono la loro assistenza al detenuto, Sig. Taddeo Agostino in occasione delle osservazioni del 03 e 05 ottobre 2016 avrebbe evitato con elevata probabilità l’arresto cardiocircolatorio (per precoce individuazione e trattamento della causa dello stesso) che ne determinò l’exitus”.
Sono le conclusioni alle quali sono giunti il cardiologo Gaetano Buonocore e il medico legale Saverio Terracciano, ai quali il giudice Daniela Fallarino ha affidato l'incarico di una perizia, per superare le consulenze del Pm, della parte civile e le due della difesa, nel processo a carico di due medici che, operando presso la casa circondariale di contrada Capodimonte in base a una convenzione con l'Asl, sono stati chiamati in causa nell'indagine sulla morte di un detenuto, Agostino Taddeo, 59 anni, già noto alle forze dell'ordine, avvenuta il 13 ottobre del 2016 al Rummo.
Valutazioni, quelle dei periti, che dovranno superare il vaglio delle domande dei difensori delle parti: gli avvocati Angelo Leone, Vincenzo Regardi e Fabio Russo per la difesa, Vincenzo Sguera e Luca Russo per i familiari della vittima. La loro deposizione era in programma oggi, ma è stata rinviata.
Secondo i periti, “dalla attenta disamina della condotta avuta dai medici in forze presso il Penitenziario di Benevento in occasione delle osservazioni ambulatoriali del 03, 04 e 05 ottobre 2016 emerge che le evidenziate omissioni diagnostiche (anamnesi, esame obiettivo, approfondimenti conoscitivi di natura laboratoristica e strumentale) e soprattutto la mancata disposizione del trasferimento del detenuto presso una struttura ospedaliera hanno sottratto al Sig. Taddeo la possibilità di una precoce diagnosi della sindrome coronarica acuta e delle conseguenze emodinamiche e, quindi, di prevenire il decesso con un idoneo approccio terapeutico erogato in tempi adeguati”.