Clan Sparandeo: estorsioni e immobile occupato, pm Dda chiede nove condanne

Benevento. L'indagine dei carabinieri, il 24 ottobre la sentenza. Diverse le posizioni e le accuse

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Benevento.  

Nove condanne sono state chieste dal pm della Dda Luigi Landolfi per le persone di Benevento coinvolte a vario titolo nell'indagine dei carabinieri sul clan Sparandeo. Nel mirino alcune estorsioni e la vicenda di un alloggio occupato.

Queste, in particolare, le proposte di pena avanzate dal rappresentante della pubblica accusa: 30 anni a Corrado Sparandeo, 66 anni, ed Arturo Sparandeo, 41 anni, 15 anni a Gabriele De Luca, 35 anni, Stanislao Musco, 46 anni, Carmine Morelli, 63 anni; 1 anno a Veronica Citarella, 43 anni, 10 mesi a Floreano Santamaria, 60 anni, 9 mesi a Maria Intorcia, 50 anni, e Maurizio Zampino, 50 anni.

Per Citarella, Santamaria, Intorcia e Zampino pena sospesa ed esclusione dell'aggravante del metodo mafioso.

Diverse le accuse e le posizioni. I fatti risalgono al periodo che va dal settembre 2016 a febbraio 2017.

Ai due Sparandeo viene contestata l'associazione per delinquere di stampo camorristico, ad Arturo Sparandeo, Intorcia , Citarella, Santamaria un'ipotesi di falso Attenzione centrata su una richiesta, depositata a fine 2016 a palazzo Mosti, per ospitalità temporanea presso un alloggio assegnato ad una anziana, estranea alla storia. Il motivo? L'assistenza domiciliare alla pensionata.

E ancora: secondo gli inquirenti, Intorcia e Zampino sarebbero responsabili di aver fornito informazioni false al pm in riferimento ad alcuni incontri, quando erano stati ascoltati.

C'è poi il capitolo delle estorsioni, tutte con l'aggravante del metodo camorristico. Quattro quelle ricostruite: la prima, prospettata a carico di Corrado e Arturo Sparandeo, è relativa al mancato pagamento al titolare di un'impresa edile della provincia di Napoli di un importo di 5mila euro per un intervento di ristrutturazione in una casa di via Quasimodo.

Per gli stessi l'addebito di un'estorsione della quale avrebbero fatto le spese dipendente e proprietario di una ditta di ceramica che non avrebbero incassato 6500 euro, il corrispettivo di rubinetteria e arredo bagno. Stessa sorte avrebbe subito il titolare di una ditta di vernici e colori che sarebbe stato costretto a cedere materiale per un valore di 1000 euro. Un episodio del quale sono stati chiamati a rispondere Morelli, Musco e i due Sparandeo. Infine, De Luca e i due Sparandeo si sarebbero fatti consegnare 100 euro dal gestore di un pub.

Dopo l'intervento di Landolfi, spazio alle arringhe dei difensori che si concluderanno il 24 ottobre ed il 14 novembre quando, dopo la replica del Pm, arriverà la sentenza del Tribunale. Sono impegnati nella difesa gli avvocati Antonio Leone) (per Musco, De Luca e Morelli), Luca Russo (per Corrado Sparandeo), Gerardo Giorgione (per Arturo Sparandeo ), Viviana Olivieri (per Citarella), Antonio Bruno Romano (per Santamaria ), Gabriele Nuzzi (per Intorcia e Zampino ).