Da questa mattina è di nuovo a casa. Ce l'ha accompagnato un'ambulanza che, dopo averlo prelevato dall'infermeria del carcere, l'ha riportato nella sua abitazione di San Leucio del Sannio. Ci resterà però solo pochi giorni, accudito dai suoi familiari, l'ultranovantenne arrestato lo scorso 23 giugno dalla Squadra mobile. Giusto il tempo perchè si renda disponibile un posto in una struttura riabilitativa. E' di terapie rieducative che l'anziano ha infatti bisogno dopo l'intervento chirurgico al quale è stato sottoposto all'ospedale Fatebenefratelli.
Tutta colpa di una caduta dalla sedia a rotelle che gli aveva causato la frattura del femore. Operazione perfettamente riuscita, un po' di degenza, quindi il rientro a Capodimonte. Che ha oggi lasciato in seguito alla decisione del magistrato di sorveglianza di Avellino, che ha stabilito, sulla base della relazione dei sanitari dello stesso carcere, centrata sulla necessità per il detenuto di cure, appunto, riabilitative, il differimento dell'esecuzione della pena.
Otto gli anni che deve scontare per una storia di abusi sessuali che risale al periodo tra il 2000 ed il 2001. Assolto in primo grado, verdetto ribaltato in appello, con una sentenza diventata definitiva dopo il mancato ricorso in Cassazione. Una vicenda sulla quale la Suprema Corte si pronuncerà nelle prossime settimane su altri tre imputati.
Un caso, quello del pensionato sanleuciano, che Ottopagine sta seguendo sin dall'inizio. Raccontando le iniziative messe in campo dall'avvocato Eugenio Capossela, attuale difensore, per far sì che l'uomo possa ottenere, come la sua avanzata età suggerirebbe secondo un principio di civiltà giuridica, un trattamento meno afflittivo. Prima un'istanza al Tribunale di Napoli (udienza a dicembre), poi al magistrato di sorveglianza di Avellino, che aveva però detto no, ritenendo lo stato di salute compatibile con il regime della detenzione carceraria. Poi l'incidente e, come conseguenza, l'impossibilità di tenerlo ancora in infermeria.
Enzo Spiezia