Dormono tutti, beati loro. Per me è l'ennesima notte insonne. Il caldo è tremendo, l'afa asfissiante: non c'è un filo d'aria neanche a pagarlo, inutile cercare un po' di refrigerio sul balcone. Tutt'intorno è silenzio, in lontananza solo il rumore dell'auto di qualcuno che ha tirato fino a tardi ed ora sta rientrando. Mi preparo un caffè, accendo l'immancabile sigaro e penso. Magari è troppo, ma è ormai domenica ed i pensieri corrono... in libertà. Mi spingono all'indietro, a ricordare soprattutto ciò che non è stato.
L'elenco sarebbe lungo, ma a cosa servirebbe? Recriminare è un verbo che non mi piace declinare, ha un sapore amaro. Ho voglia di dolcezza, la intravedo nei momenti che potrebbero arrivare se la fortuna mi darà una mano. Un (antico) Toscano mi tiene compagnia mentre vorrei strapparmi di dosso anche la t-shirt, mi trattengo immaginando quale sarebbe la reazione se per caso uno sguardo incrociasse la mia sagoma. Lasciamo perdere, quella maledetta bilancia non ha alcuna intenzione di rassicurarmi, 'spara' i suoi numeri e mi mette ansia. Come se non bastasse già quella che costantemente mi attraversa. Un mix di preoccupazione e paura per il presente ed il futuro, complicato, ma non impossibile, trovarne di immuni.
La mente viaggia, sono mille le cose con cui potrei abusare della vostra pazienza. Potrei occuparmi di certi esilaranti botta e risposta a mezzo velina stampa, delle solite demagogiche polemichette estive ,oppure delle autocelebrazioni di coloro che sono convinti che ogni giorno l'opinione pubblica sia spasmodicamente in attesa delle loro considerazioni su tutto lo scibile umano: novelli Messia in terra dalle cui affermazioni sembra dipendere il destino dell'umanità. Roba che al massimo può riempire un compendio di barzellette da leggere, ammesso che funzionino, quando il morale è giù, ma davvero sotto i tacchi.
Scelgo invece di parlare della vita reale, della signora in là con gli anni che mi era di fianco, ieri mattina, al bancone dei salumi di un supermercato. “Mi dà per piacere due fette di prosciutto cotto?,” ha chiesto all'addetto. “Provvedo immediatamente”, si è sentita rispondere. Poi, forse sentendosi osservata, si è rivolta a me: “Sa, con la minima devo stare attenta”, mi ha detto, come se avesse cercato in qualche modo di giustificare l'esiguità delle spesa. Le ho sorriso, avrei voluto abbracciarla e ricordarle che la dignità non è in vendita e che fa bene a nutrirsi con moderazione. Perchè, si sa, i poveri mangiano meglio dei ricchi. E ora, sotto con la danza della pioggia: non se ne può più di questa cappa opprimente.