Il telefono, purtroppo, è rimasto muto. Non squillerà più. Trillava sempre in due momenti precisi: alla fine del primo tempo, quando commentavamo l'andamento della partita se non l'avevamo vista tutti insieme, le azioni più belle, i giocatori che fin lì ci erano sembrati i migliori, l'arbitraggio. Identico il copione al termine della gara: risate e soddisfazione a gogò se il risultato era stato positivo, delusione e recriminazioni in caso contrario. Insomma, semplici tifosi come ce ne sono a milioni sparsi per il mondo.
Ecco perchè l'avvio del campionato, ieri sera, non è stato come gli altri: al trio di innamorati del nero e dell'azzurro mancava il componente più importante, colui che ha trasmesso la passione per quei colori. Se ne è andato per sempre sei mesi fa, in silenzio. Immagino ciò che avrebbe detto dopo la vittoria sul Monza, come avrebbe parlato della partita con Stefano, anch'egli interista, che lo chiamava puntualmente per azzerare le distanze.
Frammenti di vita che non ci sono più: hanno lasciato spazio soltanto al ricordo, al groppo in gola. Va così, non possiamo farci nulla. Al massimo possiamo cercare di resistere il più possibile, come aveva fatto lui di fronte alle avversità. Era stato costretto a dotarsi del wifi perchè il calcio sarebbe stato trasmesso in streaming, quante imprecazioni contro quel segnale pazzerellone e ballerino che all'improvviso gli sottraeva il piacere della visione, strozzando una emozione che era diventata la sua compagnia.
Maledetta tecnologia, cosa volete che importi ad una persona in là con gli anni delle magnifiche opportunità che offre? Per lei il futuro è il presente, mica penserete che faccia programmi a lunga gittata. Si accontenta di ciò che ha, non ha altre scelte se non quella di sperare di sfangarla, finchè è possibile. Fino a quando l'orologio dell'esistenza si ferma definitivamente e rende impossibile far battere il cuore a mille per quella squadra seguita sin da bambino. Papà, hai visto che gol ha fatto Lautaro?