Suicidi in carcere, le Camere penali: "Non è più tempo delle parole in libertà"

La Camera penale di Benevento condivide il comunicato licenziato a livello nazionale

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Benevento.  

Prima il ricordo dei casi, tra gesti tentati e compiuti, registrati nelle strutture di Benevento ed Airola, poi la condivisione, “essendo da anni accanto ai detenuti, con numerose iniziative a tutela dei loro diritti fondamentali”, del comunicato dell’Osservatorio carcere dell’Unione Camere penali italiane sul gravissimo problema dei suicidi in carcere che continua inesorabile la sua conta.

In calce la firma della Camera penale di Benevento, presieduta da Simona Barbone, che sottolinea come attraverso la delegazione dell'Osservatorio carcere con l’avvocato Nico Salomone si sia “attivata per un lavoro di sensibilizzazione sulla delicatezza della condizione di detenzione soprattutto nei mesi estivi ed in costante contatto con gli istituti penitenziari del circondario” abbia organizzato visite ispettive che si terranno nei prossimi giorni.

Nel documento nazionale i penalisti, prendendo spunto dalla tragica scelta di tre detenute nel carcere di Torino, criticano l’impegno politico del ministro Nordio “per interventi di ristrutturazione delle caserme in disuso da adibire a luoghi di detenzione differenziata. La solita ricetta, oramai stantìa, propinata da ogni governo succedutosi negli ultimi decenni. Una “non-soluzione” di lungo termine forse utile per allentare la pressione dell’opinione pubblica, ma non certo per alleviare le tensioni che si percepiscono negli istituti penitenziari”.

Le Camere penali chiedono a Nordio di “fare chiarezza, e non solo per il caso torinese”, e ritengono .”oramai ineludibile un pronto ed immediato segnale rivolto a tutta la comunità penitenziaria.
Si ripristini l’aumento delle telefonate e video-chiamate, nonché le visite con i familiari, come è avvenuto nel periodo della pandemia. Si proceda all’assunzione di personale specializzato che possa intervenire nei numerosi casi, costantemente in aumento, di problematiche psichiatriche.
Si agisca immediatamente con provvedimenti che possano diminuire il sovraffollamento, primi fra tutti la liberazione anticipata speciale così come è avvenuto con il D.L. 146/2013 all’indomani della sentenza-pilota “Torreggiani ed altri c/ Italia”. Perchè, concludono, “non è più il tempo delle parole in libertà”