Ero un elettricista, armi e strumenti non trovati nella precedente perquisizione

Benevento. La versione del 66enne arrestato venerdì a Limatola. Il Gip lo lascia in carcere

ero un elettricista armi e strumenti non trovati nella precedente perquisizione
Benevento.  

 Ha ammesso la detenzione delle armi e delle munizioni, ma ha escluso di averle fabbricate. Ha inoltre sostenuto che pistole e proiettili erano lì già nel maggio del 2022, quando i carabinieri , a suo dire, non le avrebbero trovate nel corso di una perquisizione. E lo stesso sarebbe capitato anche con gli strumenti (tornio, trapano e smerigliatrice), posseduti perchè in passato li utilizzava per il suo lavoro di elettricista.

Difeso dall'avvocato Laura Cancellieri, è stata questa la versione offerta al gip Gelsomina Palmieri da Renato Piscitelli, 66 anni, residente a Maddaloni ma domiciliato a Limatola, arrestato venerdì dai militari della Stazione di Santa Maria a Vico.

Un racconto che non ha evidentemente convinto il giudice, che lo ha lasciato in carcere, così come aveva chiesto il pm Maria Gabriella Di Lauro, nonostante la difesa avesse fatto notare la incompatibilità tra le condizioni del 66enne e, appunto, la detenzione in carcere.

 Piscitelli c'era entrato dopo l'arresto in flagranza scattato quando i carabinieri gli avevano notificato a Limatola una ordinanza ai domiciliari adottata in relazione a ciò che era avvenuto nel maggio dello scorso anno, allorchè erano stati scovati un vano adibito a laboratorio per la produzione artigianale di armi da sparo, compresi diversi strumenti per la lavorazione del metallo, alcune pistole a salve, canne e tamburi per revolver ed oltre cento munizioni di diverso calibro.

Le indagini, supportate da una consulenza tecnica, avrebbero permesso di accertare la presenza, tra le altre cose, di tre canne per arma corta da sparo prodotte artigianalmente, di una pistola a salve già modificata in arma da sparo attraverso l'apposizione di una ulteriore canna fabbricata artigianalmente e quattro munizioni da guerra.

Queste le contestazioni contenute nel provvedimento restrittivo eseguito a Limatola, al quale era seguita la scoperta di due pistole con modifiche artigianali, un caricatore e dieci buste contenenti 237 proiettli di vario calibro sistemate in una intercapedine sul balcone della cucina. Da qui l'arresto bis e il trasferimento in carcere.