Il dramma. Quei metri che un papà non ha fatto per abbandonarsi ad un abbraccio

L'omicidio - suicidio di San Marco dei Cavoti. Domani le autopsie

il dramma quei metri che un papa non ha fatto per abbandonarsi ad un abbraccio
San Marco dei Cavoti.  

A San Marco dei Cavoti da ieri sera, da quando Ottopagine ha pubblicato la notizia, non si parla ovviamente d'altro. Non poteva che essere così viste le proporzioni del dramma che si è consumato alla contrada Catapano, bagnata dal sangue di un padre e di un figlio.

Ognuno ha il suo piccolo commento, in tutti c'è però lo stupore per ciò che Franco De Corso, 73 anni, descritto come un uomo buono e mite, avrebbe fatto, sparando ad Alessandro, 39 anni, e poi togliendosi la vita con quella '9x21' che deteneva legalmente. Un gesto terribile, perchè stroncare l'esistenza di colui che hai contribuito a mettere al mondo è quanto di più innaturale esista. Al di là di ogni possibile contrasto, anche il più lacerante possibile.

Ecco perchè provare a risalire al movente – la considerazione non riguarda, ovviamente, l'approfondimento giudiziario che prevede le due autopsie: dovrebbero essere eseguite domani dal medico legale Emilio D'Oro su incarico del pm Maria Gabriella Di Lauro- appare un esercizio sterile che può servire soltanto a soddisfare gli appetiti morbosetti e un po' gossippari di chi ritiene di saperla lunga sulla scorta, magari, di una mezza parola raccattata chissà dove. Qualunque sia stata la ragione che ha indotto il 73enne ad impugnare la pistola e a fare fuoco due volte contro Alessandro ed una contro se stesso, impallidisce di fronte ad una simile tragedia.

Una tragedia enorme che ha devastato due famiglie ed ha lasciato sole due donne: la moglie di Franco, madre di altri due figli, e quella di Alessandro. Sono accomunate da un dolore fortissimo che non sarà semplice alleviare: la prima ha perso colui con il quale divideva tutto da lungo tempo, l'altra il compagno al quale aveva giurato amore eterno.

Sarà impossibile o quasi ricucire le ferite aperte all'improvviso, nel tardo pomeriggio di un giorno di inizio luglio, dal rumore cupo dei colpi di arma da fuoco. Il segno dell'incubo nel quale la comunità sammarchese ad un tratto si è trovata immersa, dilaniata dalle lacrime per la fine toccata ad Alessandro e dallo sforzo di comprensione nei confronti di Franco.

I loro corpi senza vita erano distanti pochi metri, quelli che la rabbia e la disperazione hanno impedito ad un papà di percorrere per abbandonarsi ad un abbraccio.