Quattro anni e 8 mesi. E' la condanna decisa dal Tribunale (presidente Pezza, a latere Murgo e Perrotta), ritenute prevalenti le attenuanti generiche sulle contestate aggravanti, per Eugenio Caporaso, 55 anni, di Cautano, imputato del tentato omicidio del fratello Bruno, 52 anni, colpito alla testa con una pietra e ricoverato in gravi condizioni.
Il pm Maria Gabriella Di Lauro aveva proposto la pena di 10 anni al termine di una requisitoria nel corso della quale, anche e soprattutto sulla scorta di una perizia psichiatrica disposta dal Tribunale su istanza della difesa, aveva escluso una condizione psicotica determinata da una intossicazione cronica da alcolismo, e l'esistenza della legittima difesa.
Argomenti che la difesa, rappresentata dall'avvocato Giovanni Procaccini, aveva invece valorizzato, sollecitando l'assoluzione perchè il fatto non costituisce reato o per il mancato raggiungimento della prova, ed evocando la legittima difesa e l'incapacità di intendere e di volere, al momento del fatto, del suo assistito.
Come si ricorderà, l'episodio era accaduto nell'agosto del 2022 in uno slargo nei pressi di vico Fiume, teatro di un dramma per fortuna sfiorato. Tra i due fratelli le liti erano frequenti, anche per motivi economici.
Arrestato, Eugenio Caporaso aveva sostenuto dinanzi al Gip che sarebbe stato Bruno, che in aula aveva confermato questa ricostruzione, ad inveire inizialmente nei suoi confronti, tanto da indurlo ad allontanarsi di alcune decine di metri in direzione del centro storico. Bruno lo avrebbe però seguito, quindi l'avrebbe preso a calci e pugni. Tra i due sarebbe nata una colluttazione nel corso della quale – questa la versione offerta –, mentre erano a terra, Eugenio sarebbe riuscito a togliere a Bruno la pietra che stringeva tra le mani, colpendolo.