"Anziana narcotizzata e rapinata di 25mila euro", assolta la badante

Benevento. La sentenza per Maria Elena Polese, 55 anni. Il Pm aveva chiesto la condanna a 7 anni

anziana narcotizzata e rapinata di 25mila euro assolta la badante
Benevento.  

Il pm Olimpia Anzalone ne aveva chiesto la condanna a 7 anni, ma il Tribunale (presidente Pezza, a latere Murgo e Perrotta) ha incrociato le conclusioni della difesa e l'ha assolta con formula piena: per non aver commesso il fatto dalle accuse di lesioni gravissime e rapina, e, perchè il fatto non sussiste, da quella di abbandono di incapace. 

E' la sentenza al termine del processo a carico di Maria Elena Polese (avvocato Matteo De Longis) 55 anni, di Benevento - dall'aprile del 2022 era sottoposta agli arresti domiciliari, ora revocati-, chiamata in causa come badante di un'anziana e di un suo familiare. Pochi minuti prima delle 13 la lettura del dispositivo, alla presenza delle studentesse e degli studenti del I, II e III anno del Liceo classico La Salle, accompagnati dai professori Rosanna Bologna, Marina Gravina e Giulio Varricchio.

E' l'epilogo di una inchiesta  della Squadra mobile su fatti che risalivano al 23 settembre del 2019: Secondo la ricostruzione degli inquirenti, Polese, una delle tre persone che provvedevano all'assistenza di una 83enne e di un suo parente non autosufficiente, avrebbe somministrato all'anziana delle benzodiazepine – un farmaco ansiolitico – che le avrebbero causato uno stato di lipotimia.

In questo modo, precipitando la malcapitata nell'incapacità di volere e di agire, le avrebbe sottratto le chiavi della cassetta di sicurezza presente nell'abitazione, dalla quale avrebbe fatto sparire la somma di 25mila euro.

Prima delle discussione, la nuova deposizione di un investigatore, che aveva riferito come dall'analisi dei tabulati telefonici di una seconda compagnia emergesse la presenza dell'imputata in quella casa fino alle 22 – dunque, non sarebbe fuggita due ore prima -, e l'esame di Polese, che si era detta del tutto estranea alla vicenda. Senza puntare il dito contro gli altri che svolgevano il suo stesso lavoro, ma ricordando di essere rimasta stupita quando la mattina successiva all'episodio contestato, l'altra assistente, assente il giorno prima, le aveva telefonato e le aveva domandato se la pensionata parlasse. Attenzione centrata, inoltre, anche sul medicinale assunto dalla malcapitata: un neurolettico che lei somministrava al figliastro, e che potrebbe aver assunto accidentalmente. A seguire, gli interventi del Pm e del difensore, poi la decisione: assolta.