Ci sono anche un docente che lavorava in un centro della Valle Telesina e la sorella, dipendente privata, entrambi della provincia di Foggia, tra le 23 persone che hanno patteggiato dinanzi al giudice delTribunale di Napoli D'Ancona dopo essere state tirate in ballo dall'inchiesta del pm John Woodcock e dei carabinieri del Nas sulle false vaccinazioni nell'hub istituito nella "Fagianeria" del Museo di Capodimonte.
Si tratta di un 36enne e di una 27enne, difesi dall'avvocato Ettore Marcarelli, per i quali, al pari degli altri, è stata stabilita la pena, sospesa, di 2 anni, non accompagnata da alcuna interdizione.
Pertutti le accuse di peculato, corruzione e falso, contestate in una indagine che ,scandita dal sequestro dei cellulari e dalla revoca dei gren pass, e supportata da intercettazioni telefoniche ed ambientali, dalle immagini registrate nel centro vaccinale napoletano, era stata successivamente corroborata dalle confessioni rese durante gli interrogatori di garanzia da un infermiere addetto alle vaccinazioni e da un operatore socio sanitario, entrambi arrestati.
Secondo gli inquirenti, i pazienti, dopo essere stati procacciati e veicolati per il tramite di una guardia giurata all'interno di un determinato box, avrebbero sborsato 150 euro a testa per evitare la somministrazione del vaccino, che sarebbe stato disperso in un batuffolo di ovatta.
Attenzione puntata sul professore, che, dopo la finta inoculazione della dose, si sarebbe interessato per la sorella ed avrebbe indirizzato una sua collega di Benevento.
Sessantaquattro le richieste di rinvio a giudizio: oltre ai patteggiamenti sono probabili anche una serie di riti abbreviati.